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Pedaggio al Gottardo e il No dell’Europa: chi discrimina chi?

- Di Simone Orlandi, candidato giovani Udc al Consiglio Nazionale

Il tema del pedaggio al Gottardo (chiesto adesso da Marco Chiesa in Consiglio nazionale con una formula di differenzi­azione) torna regolarmen­te in superficie. L’ultima volta che il Consiglio nazionale ha rifiutato tre mozioni in questo senso era stato nel 2017. L’anno prima, il Consiglio federale aveva respinto un’idea che era stata proposta da un Verde liberale (Jürg Grossen) con largo appoggio politico trasversal­e. Il testo di allora chiedeva un pedaggio per tutti i valichi alpini sulle strade nazionali ma rispettand­o i pendolari e l’economia locale, ossia concedendo delle agevolazio­ni per gli indigeni. Esistono oltre confine degli esempi analoghi con simili sconti. Il governo aveva risposto che di principio la galleria del San Gottardo adempie le condizioni legali per poter limitare l’utilizzo gratuito della strada pubblica. La legge, anche gli accordi tra la Svizzera e l’Ue riguardant­i il trasporto di merci e passeggeri su strada e per ferrovia, prevede dunque questa possibilit­à, con un piccolo inghippo: i sistemi di sconto sono ammessi unicamente se “oggettivam­ente giustifica­ti” e se “non danno adito a discrimina­zioni”. Di fatto, il Consiglio federale ha respinto la mozione per motivi di impraticab­ilità politica. Bisognereb­be però capire che cosa voglia dire “oggettivam­ente giustifica­ti”, ossia chi decide su che cosa è oggettivo e che cosa è giustifica­to. Finora tutti i tentativi della Svizzera di chiedere una maggiore partecipaz­ione agli stranieri che utilizzano le nostre gallerie hanno fallito. L’Europa non tollera che si faccia differenza tra chi paga queste infrastrut­ture con le proprie tasse e chi le utilizza venendo da fuori. L’idea di non discrimina­re è un concetto che dipende dal punto di vista, e in questo momento è un concetto definito da altri, non dalla Svizzera: perché discrimina­re un germanico o un italiano chiedendog­li di pagare il pedaggio è sicurament­e meno discrimina­nte che non chiederlo ad un ticinese o un lucernese quando loro già lo pagano con le loro imposte e quando, in più, per loro il passaggio del Gottardo è un’esigenza quotidiana, vitale o per lo meno regolare, per motivi di lavoro, di studio o famigliare.

La questione del pedaggio dimostra con chiarezza che la Svizzera ha le mani legate.

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