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Riflettere, valutare, decidere

Angelo Renzetti lascia aperte tutte le opzioni all’indomani della sconfitta in Coppa: ‘Sono rimasto esterrefat­to’

- Di Sebastiano Storelli

«Mi scuso dal profondo del cuore con tutti i tifosi, perché il messaggio che abbiamo lanciato a Losanna non è quello che mi sarei aspettato». Angelo Renzetti, come sua abitudine, pensa quel che dice e dice quel che pensa. E di cose da dire, dopo la bruttissim­a sconfitta subita dal suo Lugano a Losanna, ne ha parecchie... «Lo dico sinceramen­te, non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi in questa situazione. E il bubbone è scoppiato nel momento più de- licato della stagione, con alle porte l’Europa League e all’orizzonte sfide importanti­ssime per il campionato. In queste settimane abbiamo sempre voluto vedere il bicchiere mezzo pieno, ma dopo la disfatta della Pontaise ci accorgiamo che il bicchiere è mezzo vuoto. Il momento è delicato, il più delicato nei miei nove anni di presidenza».

Capire cosa stia succedendo non è facile nemmeno per il vertice della società... «Tanti sintomi alla fine hanno scatenato la malattia. L’aspetto fondamenta­le, però, ritengo sia quel pizzico di umiltà venuto meno in tutti. È sentimento comune che la nostra sia un’ottima rosa, ma se i risultati sono questi è palese che ci sia un peccato di umiltà. E spesso nel calcio è proprio l’umiltà a farti compiere miracoli. Fino a ieri, nonostante le sconfitte, era nelle corde di tutti affermare che ci saremmo cavati d’impiccio. Dopo una prestazion­e come quella della Pontaise rimango esterrefat­to. In una partita di Coppa, un minimo di agonismo me lo sarei aspettato». A questo punto è lecito chiedersi quale sia la posizione di Fabio Celestini... «Deve assumersi pure lui le sue responsabi­lità. Non posso andare avanti ad avere una squadra nella quale sono state immesse risorse come non avevo mai immesso, con aspettativ­e che non abbiamo mai avuto, con costi che non abbiamo mai sostenuto, ma che si ritrova nel punto più basso da quando sono presidente. Ci sono responsabi­lità da parte di tutti: mie, dei giocatori e anche del tecnico. Alla fine, nel calcio è il campo a giudicare il lavoro svolto. Possiamo aggrapparc­i a tutto, alla fortuna e alla sfortuna, ai momenti sì e ai momenti no, ma al tirar delle somme, fin qui abbiamo vinto una sola partita».

E quindi? «E quindi voglio riflettere tra oggi (domenica, ndr) e domani, fare tutte le valutazion­i del caso, parlare con tutti i componenti e farmi un’idea ben precisa: poi deciderò se andare avanti, concedere altre chance, oppure se e quando cambiare rotta». Vuol dire che Celestini potrebbe non guidare la squadra giovedì nell’esordio in Europa League a Copenaghen? «Difficile che accada, perché comunque i tempi sono ristretti. Non voglio mettere in allarme nessuno, ma ribadisco di essere rimasto sconcertat­o dalla prova di Losanna. Occorre assolutame­nte intervenir­e, bisogna solo capire quando e con quali modalità».

C’è da chiedersi se l’allenatore abbia ancora in mano lo spogliatoi­o... «La squadra la vivo abbastanza da vicino e non ho mai avuto segnali di ammutiname­nti. Il percorso portato avanti lo scorso anno, partendo dai bassifondi della classifica fino ad arrivare in Europa League, aveva creato empatie, fiducia nel compagno a fianco e nel gruppo. Sono forze importanti che, forse, abbiamo un po’ snobbato in questo inizio di stagione. Avremmo, ad esempio, dovuto inserire i nuovi arrivati con maggiore cautela e in questo senso il 4-0 di Zurigo ci ha tratti in inganno, inducendo l’allenatore a schierre la stessa formazione anche nelle due partite successive. Peccato, perché in poche settimane abbiamo polverizza­to quanto era stato costruito la passata stagione». Da 1 a 10 qual è il grado di preoccupaz­ione? «Non parlerei di preoccupaz­ione, perché rimango convinto della bontà di questo gruppo. Provo però un profondo dispiacere: in una stagione nella quale ci saremmo potuti togliere tante soddisfazi­oni, abbiamo volatilizz­ato quasi tutto in così poco tempo: fuori dalla Coppa, ultimi in campionato e a pochi giorni dall’Europa League e da un tourde-force che impedisce di prendere decisioni ponderate. Dall’idillio siamo passati all’incubo e mi dispiace tanto per i tifosi. Speriamo di riprenderc­i per il rotto della cuffia, che le tre sberle di Losanna rappresent­ino per tutti un elettrosho­ck».

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KEYSTONE Per il Lugano una partita inguardabi­le…

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