La banalizzazione dell’acquisto
Prodotti a basso costo e che ammiccano a marchi noti sono l’altra faccia del commercio online La sicurezza dovrebbe venire prima del presunto affare, ma non sempre quando si clicca ‘compra’ sui siti web si riflette su questa considerazione
È popolarissima tra i più giovani, ma anche tra gli adulti che sono alla ricerca dell’affare attirati da prezzi quasi irrisori. Abbigliamento, elettronica di consumo, ma anche orologeria, cosmetica e profumeria. L’assortimento è vastissimo e accattivante, ma non sempre le cose sono come appaiono. Il rischio di acquistare prodotti contraffatti o addirittura rischiosi per la salute sono molto elevati.
Stiamo parlando della piattaforma di vendite online wish.com, recentemente al centro delle critiche del Forum svizzero dei consumatori. In base a test commissionati da questa organizzazione a un laboratorio indipendente sono emerse difformità tecniche in alcuni prodotti rispetto a norme svizzere o addirittura con tracce di sostanze pericolose o cancerogene. Secondo il Forum dei consumatori Wish non prevederebbe nessun controllo di sicurezza. La tipologia della piattaforma Wish, una start-up californiana nata nel 2010, non è dissimile da tante altre attive nel commercio online. La differenza è data dal fatto che si è concentrata su prodotti low-cost di provenienza quasi esclusivamente cinese. Anche i commercianti sono quasi tutti cinesi o asiatici. È una sorta di bazar dove è possibile, per esempio, trovare – tra le altre cose – le cuffiette auricolari compatibili con le principali marche di smartphone, ma a prezzi stracciatissimi: da un franco in su, per intenderci. Stessa cosa per i cosmetici o i profumi che richiamano nel nome prodotti di marca più noti. Basta dare una scorsa al sito per rendersi conto della tipologia di merce offerta: dal gel dimagrante, al presunto ritrovato miracoloso contro la calvizie, per arrivare a scarpe o abbigliamento in tutto simili (probabilmente anche il luogo di produzione è il medesimo, ndr) a noti marchi sportivi. «Ecco, quando si ha a che fare con prodotti che entrano in contatto con il nostro corpo l’invito è sempre quello di alzare le antenne. La nostra sicurezza viene prima di tutto e prima di qualunque affare», afferma Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell’Acsi (Associazione dei consumatori e consumatrici della Svizzera italiana). Infine c’è da considerare sempre il servizio dopo vendita, anche perché quando si acquista online è praticamente inesistente. «Premetto che come associazione non abbiamo nulla contro le piattaforme di vendita su Internet. Invitiamo però a prestare attenzione agli acquisti impulsivi spinti dal prezzo molto basso, tanto che sembra un peccato non approfittarne. Alla fine quando il prodotto è arrivato a casa e non funziona diventa un rifiuto con tutte le conseguenze che questo comporta: dallo spreco di risorse, fino alla banalizzazione dell’acquisto. Per quanto riguarda l’abbigliamento, per esempio, è prassi ordinare capi di taglia diversa e restituire quelli che non piacciono o non vanno bene. Ecco, questi capi vanno spesso al macero. Per questo invitiamo sempre a usare il buonsenso, prima di fare click sul pulsante compra», commenta Regazzoni Meli.
La politica di Wish, popolare anche tra i consumatori svizzeri, per quanto riguarda i resi, è quella di rimborsare sì i clienti scontenti ma allo stesso tempo li invita a tenersi il prodotto che non funziona e che inevitabilmente va a finire nel cassonetto dei rifiuti elettronici. Pratiche non dissimili da altri commercianti on line. Amazon, Zalando e altri siti analoghi, per esempio, affidano a società terze lo smaltimento dei resi che dopo essersi fatti qualche centinaio di chilometri finiscono tra i rifiuti.