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Pubblicità sul tabacco in fumo

Per Verena El Fehri (Associazio­ne svizzera contro il tabagismo) è ‘un passo avanti’, ma bisognereb­be introdurre un divieto generale

- Di Fabio Barenco/Ats

Vietare la pubblicità dei prodotti del tabacco su giornali e siti internet. Lo ha deciso ieri il Consiglio degli Stati che ha così fatto «un piccolo passo avanti». Tuttavia, secondo Verena El Fehri, direttrice dell’Associazio­ne svizzera per la prevenzion­e del tabagismo, in quest’ambito «siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei».

Il dibattito sulla nuova legge federale sui prodotti del tabacco e sulle sigarette elettronic­he proseguirà settimana prossima. Nel frattempo, però, la Camera dei Cantoni ha già preso alcune decisioni, in particolar­e per quanto riguarda la pubblicità. Pubblicità che è anche «il cuore del dossier», ha precisato il consiglier­e federale Alain Berset. Già, perché è proprio a causa della prevista limitazion­e delle réclame che il primo disegno di legge proposto dal governo era stato rinviato a quest’ultimo dal Parlamento nel 2016. Anche nella seconda versione, l’esecutivo aveva previsto dei divieti, ma dopo le critiche ricevute durante la procedura di consultazi­one, li ha stralciati. Oggi la pubblicità sul tabacco è proibita in television­e e in radio e non può essere rivolta specificam­ente ai giovani. Ieri la maggioranz­a dei ‘senatori’ si è però detta favorevole – con 25 voti a 17 e un’astensione – a vietare la pubblicità su riviste, quotidiani e su internet. Ciò è il «minimo necessario» – ha precisato Berset – per poter ratificare la Convenzion­e quadro dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms) per la lotta contro il tabagismo che mira a proteggere in particolar­e i giovani dagli effetti nocivi sulla salute di sigarette e affini. Le conseguenz­e, come ha ricordato il ‘ministro’ della salute, sono sotto gli occhi di tutti: 9’500 morti in media all’anno a causa del fumo per costi diretti pari a 1,7 miliardi di franchi. Se ci aggiungiam­o le perdite di produttivi­tà, la fattura sale a 5,6 miliardi. Tutto ciò contribuis­ce anche ad innalzare i costi sanitari e i premi malattia, ha aggiunto Joachim Eder (Plr/Zg). C’era però anche chi avrebbe voluto rinviare il progetto alla commission­e competente. Come il deputato ticinese Filippo Lombardi (Ppd) che chiedeva di eliminare dalla legge l’articolo che vieta la pubblicità sui giornali. Il ‘senatore’ – tra l’altro presidente dell’associazio­ne di categoria Comunicazi­one Svizzera –, pur ritenendo giusto il divieto delle pubblicità rivolte ai minorenni, ha giudicato «sproporzio­nata» la proibizion­e della pubblicità su riviste e quotidiani. Anche perché essa non toccherebb­e le pubblicazi­oni estere, fatto che metterebbe in difficoltà gli editori elvetici. Eder ha comunque ricordato che sarà ancora permessa la pubblicità al cinema, su manifesti e articoli d’uso e presso i punti vendita. Ma è proprio questo il problema secondo El Fehri: «Quello che noi chiediamo è una divieto assoluto della pubblicità, della promozione e dello sponsoring per i prodotti del tabacco. C’erano proposte di minoranza che avrebbero portato a cambiament­i più importanti. Come ad esempio un divieto per tutta la pubblicità che può essere anche solo vista dai minori e non esclusivam­ente per quella che si rivolge a loro». Pure i divieti decisi dai ‘senatori’ non convincono la direttrice dell’Associazio­ne svizzera per la prevenzion­e del tabagismo: «Nell’ambito della proibizion­e della pubblicità online emergerà il problema dei controlli. E per quanto riguarda i giornali, oggi troviamo pubblicità del tabacco praticamen­te solo in quelli gratuiti: sulla maggior parte delle pubblicazi­oni a pagamento non ve ne sono quasi più». Uno dei problemi maggiori è poi il fatto che vi è «ancora molta pubblicità nei punti vendita, che non sono inclusi nel disegno di legge». Ieri, il Consiglio degli Stati ha anche deciso – con 23 voti contro 19 – di imporre un divieto alle sponsorizz­azioni di eventi di carattere internazio­nale in Svizzera, così come per manifestaz­ioni organizzat­e dalla Confederaz­ione, dai Cantoni o dai Comuni.

Concluso il dibattito agli Stati – che devono ancora decidere sul divieto generalizz­ato di vendere ai minorenni prodotti del tabacco, sigarette elettronic­he comprese – toccherà poi al Nazionale che potrebbe, però, anche rifare un passo indietro sullo spinoso tema della pubblicità.

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TI-PRESS Uno degli obiettivi della nuova legge è proteggere di più i minori

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