Pubblicità sul tabacco in fumo
Per Verena El Fehri (Associazione svizzera contro il tabagismo) è ‘un passo avanti’, ma bisognerebbe introdurre un divieto generale
Vietare la pubblicità dei prodotti del tabacco su giornali e siti internet. Lo ha deciso ieri il Consiglio degli Stati che ha così fatto «un piccolo passo avanti». Tuttavia, secondo Verena El Fehri, direttrice dell’Associazione svizzera per la prevenzione del tabagismo, in quest’ambito «siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei».
Il dibattito sulla nuova legge federale sui prodotti del tabacco e sulle sigarette elettroniche proseguirà settimana prossima. Nel frattempo, però, la Camera dei Cantoni ha già preso alcune decisioni, in particolare per quanto riguarda la pubblicità. Pubblicità che è anche «il cuore del dossier», ha precisato il consigliere federale Alain Berset. Già, perché è proprio a causa della prevista limitazione delle réclame che il primo disegno di legge proposto dal governo era stato rinviato a quest’ultimo dal Parlamento nel 2016. Anche nella seconda versione, l’esecutivo aveva previsto dei divieti, ma dopo le critiche ricevute durante la procedura di consultazione, li ha stralciati. Oggi la pubblicità sul tabacco è proibita in televisione e in radio e non può essere rivolta specificamente ai giovani. Ieri la maggioranza dei ‘senatori’ si è però detta favorevole – con 25 voti a 17 e un’astensione – a vietare la pubblicità su riviste, quotidiani e su internet. Ciò è il «minimo necessario» – ha precisato Berset – per poter ratificare la Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la lotta contro il tabagismo che mira a proteggere in particolare i giovani dagli effetti nocivi sulla salute di sigarette e affini. Le conseguenze, come ha ricordato il ‘ministro’ della salute, sono sotto gli occhi di tutti: 9’500 morti in media all’anno a causa del fumo per costi diretti pari a 1,7 miliardi di franchi. Se ci aggiungiamo le perdite di produttività, la fattura sale a 5,6 miliardi. Tutto ciò contribuisce anche ad innalzare i costi sanitari e i premi malattia, ha aggiunto Joachim Eder (Plr/Zg). C’era però anche chi avrebbe voluto rinviare il progetto alla commissione competente. Come il deputato ticinese Filippo Lombardi (Ppd) che chiedeva di eliminare dalla legge l’articolo che vieta la pubblicità sui giornali. Il ‘senatore’ – tra l’altro presidente dell’associazione di categoria Comunicazione Svizzera –, pur ritenendo giusto il divieto delle pubblicità rivolte ai minorenni, ha giudicato «sproporzionata» la proibizione della pubblicità su riviste e quotidiani. Anche perché essa non toccherebbe le pubblicazioni estere, fatto che metterebbe in difficoltà gli editori elvetici. Eder ha comunque ricordato che sarà ancora permessa la pubblicità al cinema, su manifesti e articoli d’uso e presso i punti vendita. Ma è proprio questo il problema secondo El Fehri: «Quello che noi chiediamo è una divieto assoluto della pubblicità, della promozione e dello sponsoring per i prodotti del tabacco. C’erano proposte di minoranza che avrebbero portato a cambiamenti più importanti. Come ad esempio un divieto per tutta la pubblicità che può essere anche solo vista dai minori e non esclusivamente per quella che si rivolge a loro». Pure i divieti decisi dai ‘senatori’ non convincono la direttrice dell’Associazione svizzera per la prevenzione del tabagismo: «Nell’ambito della proibizione della pubblicità online emergerà il problema dei controlli. E per quanto riguarda i giornali, oggi troviamo pubblicità del tabacco praticamente solo in quelli gratuiti: sulla maggior parte delle pubblicazioni a pagamento non ve ne sono quasi più». Uno dei problemi maggiori è poi il fatto che vi è «ancora molta pubblicità nei punti vendita, che non sono inclusi nel disegno di legge». Ieri, il Consiglio degli Stati ha anche deciso – con 23 voti contro 19 – di imporre un divieto alle sponsorizzazioni di eventi di carattere internazionale in Svizzera, così come per manifestazioni organizzate dalla Confederazione, dai Cantoni o dai Comuni.
Concluso il dibattito agli Stati – che devono ancora decidere sul divieto generalizzato di vendere ai minorenni prodotti del tabacco, sigarette elettroniche comprese – toccherà poi al Nazionale che potrebbe, però, anche rifare un passo indietro sullo spinoso tema della pubblicità.