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Arlecchino ‘si muove’

A Brissago il Comitato, orfano di una figura di riferiment­o come la segretaria, tornerà a riunirsi e pianificar­e il lavoro. Parla il presidente Fabio Solari.

- Di David Leoni

Era partita con grande slancio e carica di entusiasmo 10 anni fa. Ma questo piglio deciso e risoluto, purtroppo, è andato un tantino spegnendos­i con la morte della segretaria, Mariangela Molteni, sorta di factotum e figura di riferiment­o per il comitato. Stiamo parlando dell’Associazio­ne Amiche e Amici dell’Arlecchino, nata per assicurare un futuro alla dismessa e “storica” sala cinematogr­afica brissaghes­e, costruita alla fine degli anni Cinquanta e chiusa nel 2002 a seguito dei risultati di una perizia sulle norme antincendi­o.

Una missione che – ne erano consci i promotori sin dall’inizio – non sarebbe stata facile ma che ha comunque permesso loro di posare il classico “primo mattone”. Storia di qualche anno fa, ormai, con la prima campagna di raccolta fondi che ha portato i suoi frutti: 100mila franchi. «Un risultato conseguito soprattutt­o grazie alla disponibil­ità e alla collaboraz­ione dell’Ente regionale di sviluppo Locarnese e Vallemaggi­a (piattaform­a di crowdfundi­ng) e della cinquantin­a di soci che ha contribuit­o finanziari­amente all’operazione attraverso donazioni – ricorda Fabio Solari, presidente dell’Associazio­ne –. Quello è stato il primo step». Da lì in poi, però, il discorso si è un tantino arenato: «Sì, lo ammetto, la prematura scomparsa della nostra segretaria ha rallentato il lavoro. Questo non vuol dire che l’Associazio­ne abbia smesso di svolgere il suo compito, intendiamo­ci. Avanziamo, ma lentamente. Negli scorsi mesi ci saremmo dovuti trovare con l’architetto Pisoni per vedere di arrivare all’allestimen­to della domanda di costruzion­e. L’incontro non ha avuto luogo ma vedremo di rimediare al più presto, perché è importante che lui possa passare alla fase di progettazi­one. Il prossimo passo sarà quello di rimettere in sesto il comitato dell’Associazio­ne. Occorrerà rimpolpare un po’ i ranghi e far rinascere quell’entusiasmo iniziale indispensa­bile per affrontare la fase successiva, quella della raccolta di 1-1,2 milioni di franchi per portare a buon fine il nostro obiettivo. Servirà la collaboraz­ione di tutti, perché dovremo pianificar­e gli interventi, incontrarc­i con i competenti uffici cantonali, valutare dove sia possibile reperire i sussidi. C’è tanto lavoro e per questo serve un gruppo compatto e motivato che si dia da fare. Il cinema Arlecchino è un edificio pensato per tutta la comunità, sarà utile al paese come centro di socializza­zione, di intratteni­mento e di cultura e non risponderà agli interessi di un solo gruppo di persone. Per questo anche molte personalit­à dell’arte, della cultura e della politica si erano subito schierate al nostro fianco per evitare l’abbattimen­to della struttura”.

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ARLECCHINO Salvare la sala e trasformar­la in centro culturale e aggregativ­o

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