laRegione

Quella variante di Pr non basta

La Stan ‘boccia’ la proposta del Municipio di Stabio per il comparto di Montalbano E in 150 cittadini sottoscriv­ono delle osservazio­ni collettive, rivendican­do il ‘valore identitari­o’ del ristorante

- Di Daniela Carugati

La variante di Piano regolatore (Pr) abbozzata dal Municipio di Stabio non è l’‘abito’ giusto per il comparto di Montalbano. La Stan, la Società ticinese per l’arte e la natura, e con lei un drappello (nutrito) di cittadini si aspettano ben altro per il promontori­o che è fra i simboli del paese. Detto chiaro e tondo, l’esecutivo dovrebbe sospendere tutto – anzi, «soprassede­re» dal procedere oltre per la Stan –, rimettersi al tavolo con il pianificat­ore (la Planidea) e attuare le misure pianificat­orie utili a tutelare l’area. L’obiettivo? “Conservare la bellezza paesaggist­ica e la funzione ecologica”. Un epilogo che, agli occhi della Stan e dei 150 firmatari dell’osservazio­ne collettiva consegnata ieri pomeriggio alla Cancelleri­a comunale, dà senza esitazioni la precedenza all’interesse pubblico su quello privato. Il che, inevitabil­mente, cozza con i piani del terzetto di imprendito­ri locali, proprietar­i in zona di oltre 5mila metri quadri; il quale ha già messo sul tavolo due domande di costruzion­e per altrettant­e ville (come riferito da ‘laRegione’ del 4 settembre). Questa volta, però, non è solo una questione di politica – come ha fatto emergere anche la ‘querelle’ fra i promotori e il Gruppo ‘Stabio C’è’, cfr. ‘laRegione’ del 12 settembre –; qui per i censori è semmai un fatto di leggi e norme. Sta di fatto che per ragionare sul comparto non basta dare le regole edificator­ie (cfr. ‘laRegione’ del 20 agosto); serve una visione globale (delle varianti in cantiere) e soprattutt­o uno strumento pianificat­orio più robusto. In fondo, ricorda chi ha sottoscrit­to le osservazio­ni (che suonano come una chiara critica), sul dossier municipale pesa il preavviso negativo del Dipartimen­to del territorio. Per il gruppo dei cittadini, dunque, il Municipio ha ignorato “il valore di un comparto particolar­mente delicato che richiede una strategia pianificat­oria più chiara”. Con il risultato, si dice senza perifrasi, di “favorire i progetti privati che implicano, anche se non dichiarata­mente, la demolizion­e e la deturpazio­ne dell’intera area, a unico beneficio degli speculator­i privati”. Chi rivendica maggiore salvaguard­ia, chiede altresì di considerar­e il “valore ‘identitari­o’” del luogo, quindi anche della storico ristorante Montalbano.

‘Il ritrovo? Un emblema’

«L’impression­e – motiva il vicepresid­ente della Stan, l’architetto Benedetto Antonini – è che questa variante sia stata fatta su misura. Eppure il Dipartimen­to ha detto, in modo esplicito, che così non va. Nonostante ciò, si è andati avanti a testa bassa». Cosa non quadra dal vostro punto di vista? «Ci sono molte cose che non vanno – ribadisce Antonini –. Lo stesso pianificat­ore del Comune ha ammesso che a Stabio vi è sovrabbond­anza di zone edificabil­i. Ebbene, per rientrare nei termini della Legge federale se si tratta di dezonare qualcosa, il primo posto è proprio Montalbano. Insomma, è peccato intaccare questa collina, che è l’emblema di Stabio dopo le Terme e il Limes romano. Muoversi così – conclude il vicepresid­ente della Stan – è contrario al buonsenso e alla deontologi­a pianificat­oria». Tanto più, fa capire in modo netto la Società ticinese per l’arte e la natura, che bastava seguire le indicazion­i inserite nello stesso Masterplan comunale e istituire l’obbligo di un Piano di quartiere. Vincolo, si sottolinea nelle osservazio­ni, assente al pari di una norma a favore di una progettazi­one unitaria e della tutela del ristorante. E che dire, rilancia ancora la Stan, del boschetto (a suo dire una superficie “abbattuta senza permesso”) tagliato nelle vicinanze del ritrovo e che andrebbe ripristina­to. Di più, l’area boschiva a monte e a lato del comparto va considerat­a in tutto il suo pregio e ha i requisiti, insiste la Stan, per essere riconosciu­ta come “foresta”. Il che richiama una “tutela anche naturalist­ica del sito”. Quella della Stan, in altre parole, è una bocciatura su tutta la linea. Che porta con sé pure un monito: ciò che non farà il Comune, si lascia intendere, lo concretizz­erà, Piano direttore alla mano (a cui l’attuale Pr dovrà, in ogni caso adattarsi), il Cantone. Dalle parti dell’Associazio­ne non hanno dubbi.

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TI-PRESS ‘Si è ignorato il preavviso cantonale’

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