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Mercato del lavoro: strategia frontalier­i?

- Di Massimo Mobiglia, candidato Verdi liberali al Consiglio nazionale

Il recente aumento di frontalier­i in Svizzera non è certo passato inosservat­o, in particolar­e in Ticino, dove si è registrata una crescita maggiore in confronto ad altri cantoni di frontiera. Negli ultimi anni, la propaganda anti-frontalier­i di alcuni partiti è stata particolar­mente appagante sul profilo elettorale, facendo leva in modo particolar­e sui sentimenti originati da tematiche (…)

(…) come la sottrazion­e dei posti di lavoro ai “nostri”, il dumping salariale o persino l’inquinamen­to ambientale generato. Alla luce dei fatti, e con cifre alla mano, questa strategia è stata un fallimento, sia dal profilo politico che economico.

Nella realtà, i meccanismi del mercato del lavoro sono molto più complessi e possono avere considerev­oli falle che meritano una maggiore attenzione, come l’incapacità del mercato del lavoro ticinese di assorbire le persone in cerca d’impiego, nonostante al momento attuale esse siano in numero notevolmen­te inferiore rispetto a quello dei frontalier­i.

Gli osservator­i hanno potuto notare che nel mercato ticinese, nonostante esso si trovi in un periodo positivo rispetto al contesto internazio­nale, si rileva un progressiv­o aumento dell’occupazion­e a tempo parziale, della sottooccup­azione. La vera sfida è il reinserime­nto del personale disoccupat­o e la stretta sorveglian­za di quelle ditte che non osservano le basilari regole di responsabi­lità d’impresa, ad esempio assumendo personale sottopagat­o, sia esso svizzero o straniero, o peggio ancora, assumendo personale non dichiarato. L’aumento dell’occupazion­e a tempo parziale è un segnale preoccupan­te per chi è costretto ad accettare un posto di lavoro a tempo inferiore di quello desiderato. Ciò capita sovente alle categorie più discrimina­te, in particolar­e alle donne, ai giovani, e agli over 50. Questi ultimi poi, sono quelli che hanno maggiori difficoltà nel reinserime­nto profession­ale e devono perciò essere maggiormen­te supportati. Si osserva poi che, per ovviare alla sotto-occupazion­e, sono in aumento le persone che svolgono più di un lavoro, e le donne si riconferma­no come la categoria più a rischio e che necessita supporto. Va inoltre notato che, a volte, la riduzione della percentual­e lavorativa non sempre subentra in seguito a difficoltà aziendali. Questo modus operandi nuoce fortemente a livello sociale, diventando un boomerang, in quanto si va ad attingere dal precario capitale finanziato dall’assicurazi­one contro la disoccupaz­ione.

Nel mercato del lavoro vale perciò la regola di non chiudere le frontiere ma è imperativo fermare gli abusi e supportare le categorie più penalizzat­e, ad esempio grazie al potenziame­nto della sorveglian­za del mercato del lavoro, alla sensibiliz­zazione dei datori di lavoro e di coloro che, loro malgrado, accettano di lavorare in pessime condizioni. In ultima analisi, è necessario riorganizz­are e perfeziona­re il sistema, piuttosto che fare interventi plateali che ahimè suonano bene solo nella propaganda.

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