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Opponiamoc­i da sinistra all’Ue e alla Nato: per il lavoro e la pace!

- Di Angelica Forni, candidata Partito comunista al Consiglio nazionale

In vista delle imminenti elezioni federali, è importante che una sinistra di classe s’impegni per determinar­e la sua posizione in merito al ruolo della Svizzera nell’attuale contesto geopolitic­o. Si tratta infatti di una scelta che comporta pesanti ripercussi­oni anche sui più importanti livelli della politica interna. In questa tornata elettorale il Partito comunista si presenta quindi nell’unica (…)

(…) coalizione progressis­ta contraria all’Ue e alla Nato: entrambi organismi che minacciano di alimentare anche in Svizzera, rispettiva­mente, politiche contro il lavoro e la pace.

Uno dei principali punti del programma elaborato dal Partito comunista con i Verdi e il ForumAlter­nativo è quello riguardant­e i rapporti tra la Svizzera e l’Ue. Riteniamo infatti che siano proprio questi ad aggravare la situazione già precaria dei lavoratori, sopratutto ticinesi. Il degrado delle condizioni di lavoro, dovuto anche a una legislazio­ne troppo debole in materia, viene aggravato dagli accordi di libera circolazio­ne, che creano un inasprimen­to del fenomeno del dumping salariale. Al fine di tutelare i nostri lavoratori è necessario quindi che la Svizzera, oltre a rafforzare le misure d’accompagna­mento, ridimensio­ni la sua dipendenza dall’Ue. Il nostro governo dovrebbe quindi respingere la conclusion­e dell’accordo quadro poiché farebbe sì che, in alcuni settori, la legislazio­ne svizzera debba adeguarsi con molta più facilità agli sviluppi del diritto dell’Ue. Inoltre, occorre rigettare il cosiddetto “miliardo di coesione” poiché lo stesso, con un importante dispendio di denaro pubblico, finirebbe nelle mani dei governi dell’Est che, obbedendo ai diktat della Banca Centrale Europea, sono in prima linea nelle privatizza­zioni e nei tagli allo stato sociale. La Svizzera deve opporsi a ogni forma di sfruttamen­to da parte delle potenze occidental­i e delle multinazio­nali (a partire dalle nostre). Bisogna lottare con forza contro le offensive militari, economiche e mediatiche che destabiliz­zano Paesi sovrani solo per avere il via libera e sfruttarne le risorse naturali e i lavoratori locali. La Svizzera dovrebbe invece impegnarsi per lo sviluppo di una cooperazio­ne paritaria con i Paesi emergenti e per una risoluzion­e pacifica delle tensioni internazio­nali, valorizzan­do la propria neutralità e arrestando le proprie collaboraz­ioni militari con la Nato e l’Ue, entrambe organizzaz­ioni che promuovono interventi bellici all’estero e che servono gli interessi del grande capitale.

Per contestare le politiche ultraliber­iste veicolate dall’Ue, nonché le mire espansioni­ste a guida statuniten­se incarnate dalla Nato, la Svizzera non deve quindi temere di salvaguard­are la propria sovranità nazionale e la propria neutralità: che questi ultimi non siano valori evocati soltanto dalle destre! Nel contempo, soprattutt­o a fronte della crisi che sta attraversa­ndo l’occidente, essa dovrebbe aprirsi anche ai Paesi emergenti nell’ottica di diversific­are i propri partner commercial­i e favorirei un mondo multipolar­e.

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