Attenti al lupo…
Amico mio, oggi che si parla tanto di lupi, mi è tornata in mente quella storiella che ci raccontavano, in modo semplice affinché anche noi si potesse capire, ma più di tutto imparare. Imparare a non diffondere notizie false.
Certo che me la ricordo. Era ed è ancora, un insegnamento.
Ascolta: “A un ragazzo, chiamiamolo pastorello, viene affidato un gregge di pecore da portare al pascolo. E va bene. Passano un paio d’ore e i contadini sentono gridare: “Al lupo, al lupo…”. Corrono come disperati al pascolo, armati di ciò di cui a quei tempi ci si poteva armare, ma il lupo non c’è, c’è solo il pastorello che sghignazza: “Uno scherzo!”. Il giorno dopo stessa storia… uno scherzo! Al terzo giorno il lupo arriva davvero e il pastorello si mette a gridare “al lupo, al lupo…”. Ma stavolta i contadini non ci credono… sarà uno scherzo.
… e, ovviamente, il lupo divora le pecore.
E con questo?
E con questo, amico mio, la storiella si ripete, non più con il pastorello, ma con certi professionisti della disinformazione, i quali non hanno nessun imbarazzo a lanciare campagne di diversione a favore o a scapito dell’uno o dell’altro… e non è con l’eventuale rettifica del giorno dopo che si riesce a fermare ciò che è stato diffuso. Anche perché
la rettifica non andrà a colpire gli ascoltatori o i lettori originari, se non in misura minima. Il grosso dei disinformati rimarrà sulla disinformazione.
È proprio così. Si tratta di capire come mai sia possibile che più persone, ma tante, siano pronte a credere a calunnie, magari anche accuse, nelle quali però calunniati o accusati, solo e sempre stanno dall’altra parte. Uno ti dice o scrive che “Quello” non è all’altezza, non è capace, non è in grado. Al limite che è un poco di buono, senza naturalmente ammettere attenuanti. Anche se poi ci fosse la rettifica… “mi sono o ci siamo sbagliati ecc. ecc.”, rimane il dubbio, ad alcuni la certezza.
Amico mio, il problema è capire questa disponibilità di credere il brutto o il peggio. Mah? Sulla colonna infame si legge una frase del Manzoni: “È men male l’agitarsi nel dubbio che il riposar nell’errore”.