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È un martedì senza gloria

Ancora in vantaggio, ancora rimontato. Un Lugano ancora alla ricerca di sé deve cedere il passo anche al Davos.

- Di Christian Solari

Lugano – Il martedì ha lo stesso sapore del venerdì. Specialmen­te nel suo epilogo, con il Lugano di Samai Kapanen costretto alla resa anche nella sua seconda uscita in campionato. E così, dopo il Losanna alla Cornèr Arena passa anche il Davos. Ma nonostante debba stare in pista con tre soli stranieri – quindi uno in meno dell’avversario, che opta nuovamente per una prima linea difensiva formata da OhtamaaCho­rney, relegando così nuovamente Klasen in tribuna – alla prova dei fatti dimostra di non essere la squadra friabile e inconclude­nte vista all’opera appena qualche mese fa. E sin dall’avvio, gli uomini diretti quest’anno in panchina da Christian Wohlwend – vecchia conoscenza di quella che cinque anni fa si chiamava ancora Resega – cercano di metterci subito del suo. Contro un Lugano che in avvio appare sorpreso, ma poi (nonostante qualche sbavatura di troppo) riesce finalmente a farsi vedere dalle parti di Van Pottelberg­he. Il quale prima salva su Lammer, poi viene a sua volta salvato dal palo su tiro di Walker, e infine dice no a Bürgler e Suri. A quel punto il Lugano non solo è più pericoloso, ma meriterebb­e pure il vantaggio. E invece, al 18’04’’, il primo gol è gialloblù: salvo, poi, che dopo aver consultato le immagini video gli arbitri s’affrettano ad annullarlo, siccome l’azione era viziata in precedenza da un’infrazione per bastone alto. Incuranti di tutto, alla ripresa delle ostilità sono ancora gli ospiti a fare la partita. O almeno a provarci. Ed esattament­e come nel primo periodo il Lugano comincia a carburare tardivamen­te. Ma poi, quando ci riesce, ci riesce sul serio: prima c’è un secondo palo, poi la rete del vantaggio(31’53’’) e in entrambi i casi fa tutto capitan Chiesa. Quel gol, tuttavia, non basterà per mettere al riparo da sorprese un Lugano a cui (e questo lo si è nuovamente intuito ieri sera) dopo il cambio di sistema gli automatism­i fanno ancora difetto, e i tentativi a volte approssima­tivi vanno a sommarsi alle decisioni di chi porta il disco, che – spesso – non viene capito dai compagni.

In più, esattament­e come al debutto in campionato, venerdì scorso, dopo aver subito il ritorno del suo avversario – a segno tre volte tra il 35’19’’ e il 46’51’’ – il Lugano non ha più la necessaria lucidità per reagire. Se non nel finale, quando una penalità inflitta a Corvi concede pure a Kapanen di togliere dal ghiaccio Zurkirchen, permettend­o a Fazzini di segnare il 3-2. Il pareggio, però, non arriverà mai. Anche perché nell’assalto finale, con ‘Zuri’ di nuovo in panchina, i bianconeri si beccano pure una penalità di panchina per aver mandato in pista un giocatore in più...

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TI-PRESS/GIANINAZZI A 1’20’’ dalla sirena finale Fazzini ha segnato ma non è bastato a riaprire la contesa

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