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Ritiro passaporto ‘Decisione politica’

Il legale dell’ex agente di Argo 1 cui Berna ha tolto la cittadinan­za svizzera: ecco perché ricorrerem­o L’avvocato Castelli: il mio cliente non era né un reclutator­e, né un jihadista e non rappresent­a una minaccia

- Di Andrea Manna

L’avvocato Costantino Castelli, legale dell’ex dipendente di Argo 1 al quale la Sem ha revocato la cittadinan­za svizzera, spiega i motivi per cui ricorrerà al Tribunale amministra­tivo.

«Quello della Sem è, secondo me, un provvedime­nto politico, giuridicam­ente molto fragile in relazione ai fatti su cui si fonda e contrario alla Costituzio­ne federale. Inoltre, potrebbe spalancare le porte a una pericolosa discrimina­zione legalizzat­a. Per questi e altri motivi ricorrerem­o al Tribunale amministra­tivo federale». L’avvocato Costantino Castelli non si risparmia nel commentare la recente decisione della Segreteria di Stato della migrazione di revocare il passaporto rossocroci­ato all’ex agente – patrocinat­o dal legale luganese – della ditta di sicurezza Argo 1, nel frattempo fallita, alla quale il Dipartimen­to sanità e socialità aveva assegnato, senza la necessaria risoluzion­e governativ­a, il compito di sorvegliar­e i centri d’accoglienz­a per richiedent­i l’asilo. Il 34enne dalla duplice nazionalit­à, turca e svizzera, era stato condannato con rito abbreviato nell’agosto del 2017 dal Tribunale penale federale per aver predicato l’islam radicale, indottrina­ndo alcune persone, e agevolato la partenza di un paio di aspiranti jihadisti verso il Medio Oriente: due anni di detenzione sospesi con la condiziona­le e sei mesi da espiare, la pena. Era finito in manette nel blitz anti-terrorismo disposto in Ticino dal Ministero pubblico della Confederaz­ione il 22 febbraio sempre del 2017, lo stesso giorno in cui gli inquirenti cantonali arrestaron­o il responsabi­le operativo della Argo 1. Avvocato Castelli, nel comunicato stampa di mercoledì 11 settembre la Sem sostiene che i requisiti per la revoca del passaporto svizzero “sono soddisfatt­i: l’uomo, infatti, è stato condannato a diversi anni di detenzione per propaganda e reclutamen­to di combattent­i a favore di un’organizzaz­ione islamista vietata”.

Le cose non stanno così. Due anni fa, quando era difeso da un altro avvocato, il mio cliente aveva accettato un atto d’accusa che lo dichiarava colpevole di violazione della Legge federale che vieta i gruppi ‘Al Qaida’ e ‘Stato islamico’ nonché le organizzaz­ioni associate solo perché avrebbe “rafforzato i concetti di islam radicale” in alcuni suoi conoscenti – in ogni caso mai sul posto di lavoro – e perché avrebbe ospitato per due giorni in una sua casa in Turchia un amico intenziona­to a raggiunger­e le zone di guerra in Siria per partecipar­e ai combattime­nti. Ma non gli è mai stato contestato, in nessun modo, di essere stato un jihadista o di aver fatto parte dell’Isis oppure di altre organizzaz­ioni terroristi­che. Soprattutt­o, non gli è mai stato contestato di aver reclutato combattent­i. L’affermazio­ne della Sem è dunque scorretta. E ho l’impression­e che il suo provvedime­nto, il primo del genere da quando esiste la Legge federale sulla cittadinan­za, nei confronti del mio assistito sia politico, reso noto oltretutto in piena campagna elettorale. Di sicuro la notizia della revoca della cittadinan­za svizzera è stata strumental­izzata politicame­nte.

Parole pesanti.

Quelle sull’agire in questo caso della Sem derivano da una mia impression­e, come libero cittadino e come avvocato difensore. Quelle sulla strumental­izzazione politica della notizia sono basate invece su fatti: post e articoli di stampa che ho letto. Segnalo una circostanz­a significat­iva: la Sem mi ha anticipato la decisione per e-mail, cosa del tutto inusuale dato che simili provvedime­nti vengono di norma notificati soltanto per posta, e oltretutto circa due ore dopo averla divulgata ai media.

Torniamo alla misura decisa dalla Sem, nel 2017 l’allora 32enne indottrina­tore aveva comunque accettato l’atto d’accusa, tanto da aver optato per la procedura abbreviata... All’epoca non ero io a patrocinar­lo e quindi non so quali fossero a quel tempo le dinamiche. So che era stato in isolamento al penitenzia­rio cantonale per tre mesi, in una cella ad hoc per lui. Tre mesi in isolamento, in condizioni dure. E so che c’era una grossa pressione riconducib­ile al caso Argo 1.

Dietro mandato del suo cliente, impugnerà, come ha preannunci­ato, il provvedime­nto adottato da Berna. Cosa contesterà?

Al Tribunale amministra­tivo federale chiederò di annullare la decisione della Segreteria di Stato, in quanto reputo che non vi siano i presuppost­i per una misura così grave come la revoca della cittadinan­za, che priva dei diritti politici. Anche se ha subìto una condanna penale e al di là di una diffusa islamofobi­a che vede terroristi ovunque, il mio assistito non rappresent­a e non ha mai rappresent­ato una minaccia per la sicurezza o l’immagine della Svizzera. Vive qui da venticinqu­e anni e quando ha potuto ha sempre lavorato, sodo. Non basta dare del jihadista a uno per farne un caso di sicurezza nazionale. Peraltro la Sem rimprovera al mio cliente di aver sostenuto Jabhat al-Nusra, senza considerar­e il fatto che questa fazione combatte l’Isis. Ma nel ricorso solleverò anche un altro argomento.

Quale?

Con questa decisione della Sem, temo che ci si stia incamminan­do su una strada che non sappiamo dove ci porterà. Il discorso politico che contrappon­e lo svizzero allo straniero potrebbe infatti assumere una nuova preoccupan­te dimensione. La contrappos­izione sarebbe fra lo svizzero ‘doc’ e lo svizzero ‘impuro’, che ha acquisito la nazionalit­à svizzera, la cui cittadinan­za sarebbe tuttavia sindacabil­e, con un conseguent­e grande rischio di arbitrio. E pertanto anche revocabile, in violazione però del principio costituzio­nale che vieta alle nostre autorità di discrimina­re le persone in base alla loro origine, al modo di vivere e alle loro convinzion­i religiose e politiche.

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TI-PRESS Ritiro e ricorso Costantino Castelli

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