laRegione

In Austria per seguire la plastica

Notevole l’impegno dei cittadini: in cinque mesi venduti quasi 84mila sacchi trasparent­i e raccolte 58 tonnellate da riciclare

- Di Samantha Ghisla

Rappresent­anti di Cantone e Città hanno visitato l’impianto che separa i materiali raccolti dai bellinzone­si. Sopralluog­o anche nello stabilimen­to turgoviese che li trasforma.

Vale la pena, dal profilo ambientale, riciclare la plastica invece di bruciarla nell’incenerito­re? È una delle domande cruciali su cui si stanno chinando Città di Bellinzona e Cantone nell’ambito del progetto pilota avviato nella capitale di raccolta delle plastiche in appositi sacchi trasparent­i (a pagamento). Per una volta i sacchi sono stati simbolicam­ente accompagna­ti verso nord anche da una delegazion­e Città-Cantone con rappresent­anti del Dicastero opere pubbliche e dell’Ufficio gestione rifiuti del Dipartimen­to del territorio. I partecipan­ti hanno preso parte alla visita a inizio settimana recandosi nei due stabilimen­ti in cui le plastiche dei bellinzone­si vengono trattate. Innanzitut­to i sacchi pieni vengono portati tramite camion alla ditta Loacker di Lustenau, in Austria, appena fuori dal confine svizzero. «Si tratta di un impianto ampio e profession­ale, che manipola plastiche provenient­i in particolar­e da Austria, Svizzera e Germania», spiega da noi contattato il capo Dicastero opere pubbliche Christian Paglia che ha preso parte alla visita. Il motivo per cui il vasetto di yogurt che gettiamo nel sacco trasparent­e a Bellinzona debba essere trasportat­o a 200 km di distanza è semplice: attualment­e in Svizzera non esiste un simile stabilimen­to per separare le plastiche come succede invece a Lustenau. Qui infatti, tramite un sistema robotizzat­o sottoposto anche a controlli manuali, le plastiche vengono fatte scorrere su nastri e un’apposita apparecchi­atura riesce a separare le varie tipologie dei materiali. «Si tratta di un sistema che funziona in parte tramite sonde che rilevano le differenze di densità. Vi sono inoltre degli ugelli d’aria che spostano le varie tipologie di materiali su altre bande scorrevoli per continuare il processo di separazion­e», racconta Paglia. Nel caso in cui la selezione non dovesse essere soddisface­nte, il percorso viene rifatto per ottenere un risultato più preciso. Una parte dei rifiuti viene comunque scartata dopo la selezione. Alla fine della procedura le plastiche risultano separate per tipologia: polietilen­e, polipropil­ene, polistirol­o, plastica trasparent­e, colorata eccetera.

È solo a questo punto che il simbolico vasetto di yogurt mangiato a Bellinzona ritorna in Svizzera, e più precisamen­te a Eschlikon, in Canton Turgovia, dove la ditta InnoRecycl­ing si occupa di pulire e trasformar­e le varie tipologie di materiali in granulati di piccole dimensioni (2-3 mm). Il cosiddetto pellet di plastica viene poi inviato a ditte – tendenzial­mente in Svizzera – che producono varie tipologie di oggetti tra cui tubi impiegati in particolar­e nel settore edilizio.

L’ideale sarebbe il trasporto via treno

Calcolando i chilometri percorsi per il processo di riciclo, secondo Paglia l’ideale sarebbe poter disporre di uno stabilimen­to per la separazion­e dei materiali su territorio elvetico e soprattutt­o raggiungib­ile via treno, in modo da non dover effettuare trasporti su gomma. Ciò limiterebb­e di fatto l’impatto ambientale ma su questo aspetto – come su quello finanziari­o – si esprimerà nel dettaglio lo studio avviato. «In Svizzera però attualment­e la mole di materiale raccolto non giustifich­erebbe la realizzazi­one di un impianto del genere, anche se discussion­i sono in corso».

La prima impression­e «è comunque positiva», sottolinea Paglia stilando un bilancio della visita. Da parte dei rappresent­anti del Comune sono stati in particolar­e apprezzati la profession­alità dimostrata nelle strutture e il dialogo diretto e sincero. «Non è stata una visita di cortesia, volevamo fare anche domande dirette su difficoltà e limiti», spiega. Ad esempio in alcuni casi gli impianti di lavaggio non sono ancora al massimo delle loro potenziali­tà e i processi di pulitura devono ancora essere implementa­ti. «Perciò è molto importante che la plastica gettata nel sacco per la raccolta separata venga lavata bene dal cittadino». A tal proposito la ditta austriaca ha sottolinea­to che i materiali provenient­i dal Ticino sono più puliti e meglio separati rispetto a quanto ricevono ad esempio dalla Germania. L’impegno da parte dei bellinzone­si viene dimostrato anche dalle cifre: da inizio marzo fino al 31 luglio erano quasi 84mila i sacchi venduti e in totale sono state inviate oltre Gottardo 58 tonnellate di plastica. «Si tratta di un segnale importante. La popolazion­e dimostra di avere a cuore la separazion­e della plastica», dice il capodicast­ero.

Informazio­ni e dati raccolti negli scorsi giorni saranno utili, oltre a Cantone e Città, anche alla ditta che ha ricevuto un mandato esterno per stilare lo studio ambientale del progetto pilota che ha la durata di un anno. Finché non sarà pronto, ricordiamo, il Cantone ha chiesto ai Comuni ticinesi di evitare iniziative locali su raccolta e riciclo della plastica. Un approccio criticato da okkio, l’Osservator­io per la gestione ecososteni­bile dei rifiuti, secondo cui più adesioni al progetto pilota porterebbe­ro più possibilit­à di migliorame­nto.

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Prima di diventare granulato per la produzione di tubi, i materiali vengono separati per tipologia
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