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Burnout e stress preoccupan­o il Cantone: ‘Saremo più presenti nelle aziende’

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Anche al Dipartimen­to finanze ed economia è ben chiaro che in Ticino ci sono crescenti malesseri e tensioni sul lavoro, che possono anche sfociare in malattie invalidant­i. Diverse le azioni attuate per rendere attente le imprese alla loro responsabi­lità sociale nell’interesse generale e tutelare anche la salute psichica dei lavoratori. La fattura dello stress è salata, nel 2015 la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) stimava costi per 4,2 miliardi l’anno. Non si parla più solo di dumping salariale, c’è un più sommerso e costoso dumping sociale. La Divisione dell’economia ha preso contromisu­re. «Dal 2015 collaboria­mo attivament­e con la Seco nella lotta ai rischi psicosocia­li, sensibiliz­zando le aziende ticinesi. Il tema è una priorità e stiamo per questo anche potenziand­o l’Ufficio dell’ispettorat­o del lavoro con un’ulteriore figura profession­ale con competenze specifiche. Sarà così possibile incrementa­re, a lato dei controlli e degli interventi mirati in base alle segnalazio­ni, le attività di prevenzion­e e sensibiliz­zazione sui rischi psicosocia­li nelle aziende, dove già oggi siamo attivi in particolar­e collaboran­do con le associazio­ni economiche. Agire è importante nell’interesse anche delle stesse aziende e del territorio», spiega Stefano Rizzi direttore della Divisione dell’economia. L’Ufficio dell’ispettorat­o del lavoro deve far rispettare la legge federale sul lavoro, che tutela anche la salute dei lavoratori, ma non prevede sanzioni. «Possiamo però richiamare le aziende e, nei casi più gravi o di recidiva, segnalare la situazione al Ministero pubblico. Richiami ne facciamo, ma ancora più importante è sensibiliz­zare le aziende», aggiunge. Stiamo vivendo cambiament­i epocali tra robotizzaz­ione e lavoro sempre più su chiamata. «È importante dare attenzione ai rischi psicosocia­li ed essere vicini alle aziende in un’ottica di sensibiliz­zazione. Questa vicinanza si riflette sui dipendenti, perché sono in primo luogo loro a vivere situazioni potenzialm­ente delicate. Si chiede sempre più flessibili­tà, si è confrontat­i con la digitalizz­azione, che nel bene e nel male, ha conseguenz­e sui ritmi di lavoro. Tematiche che stanno emergendo e richiedono una risposta strutturat­a da parte delle autorità».

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Rizzi, capo della Divisione economia

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