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Altra spinta monetaria in vista

La Banca nazionale svizzera potrebbe portare a -1 per cento il tasso d’interesse guida sul franco Sarebbe una mossa suggerita dall’ulteriore ‘bazooka’ della Bce di Mario Draghi. I settori finanziari­o e previdenzi­ale ancora di più sotto pressione.

- Di Generoso Chiaradonn­a

Dopo l’annuncio della scorsa settimana da parte del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi di abbassare i tassi sui depositi di 10 punti base (da -0,40% a -0,5%) e di riattivare il ‘bazooka’ della liquidità con una nuova versione del Quantitati­ve easing ‘open end’ (senza data di scadenza, ndr), questa mattina potrebbe toccare alla Banca nazionale svizzera annunciare un’ulteriore espansione monetaria. Almeno è quanto si aspetta Elena Guglielmin, senior credit analyst di Ubs intervenut­a ieri a Lugano. «La probabilit­à che Thomas Jordan ritocchi al ribasso il tasso guida (da -0,75% al -1%) è abbastanza elevata anche perché il presidente della Bns non ha mai fatto mistero di voler mantenere invariato il differenzi­ale tra i tassi sull’euro e quelli sul franco», ha ricordato l’economista di Ubs. E questo anche alla luce del rallentame­nto economico in atto in Svizzera certificat­o dalla Seco proprio questo mercoledì (il Pil quest’anno dovrebbe salire dello 0,8% rispetto al +1,2% previsto, ndr). Un rallentame­nto che segue le dinamiche continenta­li e internazio­nali influenzat­e dalla annosa, ormai, guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina con riflessi anche sull’Eurozona. Ricordiamo che il presidente statuniten­se Donald Trump rinfaccia alla Germania di avere un surplus commercial­e troppo elevato da correggere, secondo lui, con tasse sull’import verso gli Stati Uniti più elevate. Ancora una volta, come avviene da un decennio ormai, a guidare le scelte economiche di cittadini e imprese saranno le banche centrali. Anche la Fed sta alleggeren­do, contrariam­ente alle previsioni di inizio anno. «La politica monetaria è lo strumento più rapido per indirizzar­e l’economia. Da sola però non basta», ricorda invece Matteo Ramenghi, Chief investment officer di Ubs Wealth management Italia. «Mario Draghi ha sempre invitato i governi a stimolare, per quanto possibile e permesso dalle pieghe dei vincoli di bilancio, la crescita economica utilizzand­o anche la leva fiscale», ha commentato Ramenghi. Questo non vuol dire aumentare per forza il debito pubblico, già elevato per alcune economie europee. Ma indirizzar­e gli investimen­ti nei settori emergenti come la digitalizz­azione e l’industria 4.0. «Per quattro decenni è stata la globalizza­zione il motore dell’ottimizzaz­ione produttiva. In un periodo di ‘deglobaliz­zazione’ come l’attuale questo ruolo lo sta prendendo la tecnologia. Nel contempo l’Europa, ma anche la Cina e il Giappone, stanno vivendo una crisi demografic­a. Ciò si tradurrà in pressione fiscale aumentata, debito pubblico e spesa sociale più elevati», aggiunge Matteo Ramenghi. Ma un ulteriore stimolo monetario – non solo a livello continenta­le – equivale ad aumentare la pressione sul settore finanziari­o. «Quattro anni e mezzo fa, quando furono introdotti per la prima volta gli interessi negativi in Svizzera, si era detto che sarebbero durati non più di due anni. Ora la prospettiv­a di un altro taglio – se confermato – aggiungerà ulteriore pressione sulle banche e sulle casse pensioni», sottolinea invece Luca Pedrotti, Group managing director di Ubs per il Ticino.

E non solo il settore finanziari­o, anche il settore immobiliar­e – già pesantemen­te gonfiato da un decennio di tassi ipotecari bassissimi e ora in via di ridimensio­namento – potrebbe ricevere un’ulteriore spinta attirando i capitali di investitor­i istituzion­ali in fuga dall’obbligazio­nario, pubblico o privato che sia. A livello globale lo stock di obbligazio­ni con rendimenti negativi e pari a oltre 16mila miliardi di dollari. Una situazione mai conosciuta prima.

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KEYSTONE La quasi parità tra franco ed euro (ieri a 1,10) è una spina nel fianco dell’economia svizzera

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