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Gantz spinge, Netanyahu non molla

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Come previsto, non è bastata la conta delle schede per capire chi governerà Israele. E il rischio è quello che si ripeta quanto successo ad aprile, con mesi di negoziati sfociati in nulla. Con lo spoglio arrivato al 91% delle sezioni il Likud del primo ministro uscente, Benjamin Netanyahu, si è fermato a 31 seggi (erano 35 ad aprile), mentre il suo principale oppositore, Benny Gantz col suo partito centrista Blu-Bianco, è arrivato a 32 (ma ne perde comunque tre). Ora può darsi che il presidente israeliano Reuven Rivlin incarichi proprio Gantz – in forza della sua maggioranz­a relativa – di provare a formare un governo. Ma sia lui che Netanyahu hanno già cominciato a costruire ponti con i partiti in grado di aiutarli a ottenere una maggioranz­a. Al momento le ipotesi sono le più svariate, ma l’ago della bilancia rimane Israel Beytenu (Ib): il partito laico e nazionalis­ta di Avigdor Lieberman ha ottenuto 9 seggi (erano 5 ad aprile).

Se incaricato, Gantz potrebbe tentare un governo di unità nazionale con il Likud (ma senza Netanyahu) e Lieberman. Netanyahu, invece, potrebbe mirare a una coalizione di destra con Lieberman e gli ultraortod­ossi già suoi alleati. “Ci sono solo due possibilit­à”, ha detto ieri a muso duro: “O un governo guidato da me, oppure un governo pericoloso per il Paese che si appoggi sui partiti arabi anti-sionisti”.

Quanto a Lieberman, ieri si è detto a favore di un governo a tre. Ma è una strada impervia: lui è un falco anti-arabo come Netanyahu – vorrebbe usare incentivi economici per far trasferire gli israeliani musulmani fuori dal paese –, ma a differenza del premier uscente è ostile anche agli ebrei ultraortod­ossi: agli Haredim chiede di rispettare l’obbligo del servizio militare e di insegnare matematica e inglese nelle loro scuole, dove oggi regna solo la Torah. In questo caso si avvicina dunque a Gantz, che ha ripetutame­nte accusato il premier uscente di essere ostaggio degli Haredim.

Da tenere d’occhio anche Ayman Odeh, la cui lista araba è stata proiettata in terza posizione dalla massiccia affluenza dei musulmani spaventati da Netanyahu. Consultato da Gantz, sarà comunque difficile che un arabo entri nell’esecutivo: a lui andrà al massimo il ruolo di leader dell’opposizion­e. Ma un suo supporto sarà importante e la sua posizione è chiara: vuole la testa di Netanyahu, dopo i suoi proclami sull’annessione della Cisgiordan­ia e la legge che proclama Israele come Stato nazione del popolo ebraico.

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KEYSTONE Lieberman, ago della bilancia

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