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Greta al Congresso: ‘Risparmiat­eci i compliment­i e agite’

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Washington – Risparmiat­e pure i vostri compliment­i: piuttosto agite, fate qualcosa prima della catastrofe. Greta Thunberg non ha alcuna soggezione davanti a senatori e deputati che incontra nelle austere aule del Congresso americano. Anzi, prima di lanciare ieri il suo ennesimo appello sull’emergenza climatica, bacchetta i legislator­i con una durezza inaspettat­a. “Non vogliamo i vostri elogi e non vogliamo essere invitati per sentirci dire quanto siamo bravi e fonte di ispirazion­e. Risparmiat­eci tutto questo se poi non fate niente”: questo il rimprovero della giovane attivista ai membri della task force sul clima istituita al Senato Usa, che incassano le parole della timida, composta ma determinat­a sedicenne svedese tra sconcerto e imbarazzo. E quando un senatore chiede di avanzare delle proposte, la risposta è ancor più tagliente: “Non dovete chiedere consigli a me, io sono solo una studentess­a. Li dovete chiedere agli esperti, agli scienziati, sono loro che dovete ascoltare”. Greta non fa sconti nemmeno quando qualche ora dopo, alla testa di un gruppo di giovani attivisti come lei, si presenta davanti alle commission­i esteri e clima della Camera. Il messaggio dei ragazzi a chi in Congresso appoggia lo scetticism­o di Donald Trump è chiaro: “Caro presidente, i cambiament­i climatici sono un’emergenza reale”.

Nelle stesse ore un monito analogo arriva anche dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, alla vigilia del summit sul clima in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in programma la prossima settimana a New York: “Il mondo sta perdendo la sfida per evitare il disastro climatico”, il suo grido di allarme. Per Guterres però gli obiettivi di riduzione dei gas serra non sono ancora fuori portata, “ma i governi devono muoversi più velocement­e”. Nel frattempo Trump non si smentisce e attacca la California, rea di aver introdotto vincoli più severi di quelli federali per le emissioni inquinanti delle automobili. Una disputa che dura da tempo e che ora il presidente americano vuole chiudere ordinando all’agenzia federale ambientale di revocare quei poteri grazie ai quali uno Stato può decidere autonomame­nte i propri standard.

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