laRegione

Occhio a Tir e limiti di velocità

I controlli sul traffico autostrada­le raddoppian­o (come le divise) da Grandate a Mendrisio

- Di Daniela Carugati

Anche gli agenti della Gendarmeri­a e della Polizia stradale italiana adesso si muoveranno in pattuglie miste

Automobili­sti e camionisti che valicano la frontiera autostrada­le d’ora in poi avranno addosso gli occhi di due Corpi di polizia; e in un sol colpo. Chi ha il piede pesante (sull’accelerato­re) così come i furbetti del cronotachi­grafo (dei Tir) sono avvertiti. A marzo ad aprire la via dei controlli congiunti italo-svizzeri a cavallo della dogana erano state le Guardie di confine e la Polizia di Stato. Oggi (o meglio da mercoledì) a muoversi in pattuglia... mista tocca ad agenti del V reparto della Gendarmeri­a della Polizia cantonale e del Compartime­nto della Polizia stradale per la Lombardia. Dalla barriera di Como Grandate allo svincolo dell’A2 a Mendrisio le divise blu – in totale una ventina gli agenti coinvolti dopo una formazione mirata – lavorerann­o spalla a spalla (per ora un paio di volte al mese), raddoppian­do, di fatto, la vigilanza sulla fascia di frontiera e la prevenzion­e a vantaggio degli utenti della strada. Questo è, del resto, un ulteriore atto dell’applicazio­ne sul terreno dell’intesa firmata a livello politico e operativo fra i due Paesi. A dare via libera a chi è al fronte c’è l’Accordo sulla cooperazio­ne di polizia e doganale stretto tra il Consiglio federale e il governo italiano (del 14 ottobre 2013); a guidarli il vademecum ratificato il gennaio scorso a Roma. Presto a seguire l’esempio del Ticino sarà anche il Canton Grigioni, che si accinge a formalizza­re un patto con i vicini, allungando così la linea di confine messa sotto sorveglian­za dalle forze dell’ordine.

Il primo test, ieri mattina, è all’area di servizio autostrada­le di Coldrerio. Per quanti sono finiti nelle maglie dei controlli – come l’autista di un camion con targhe del Lussemburg­o – il caffè di metà viaggio è risultato (forse) un po’ più amaro del solito. Ma ne va della sicurezza dei viandanti dell’autostrada. Questo accordo di collaboraz­ione quali strumenti restituisc­e in più? «Ci dà modo di ampliare un’attività regolare che già svolgevamo al confine con le pattuglie italiane – spiega a ‘laRegione’ il capitano Marco Guscio, responsabi­le del V reparto della Gendarmeri­a stradale –. Adesso, infatti, abbiamo la possibilit­à di poter uscire dall’area di frontiera e spostare il perimetro d’azione fino a Mendrisio, rispettiva­mente a Grandate. Lavorare al fianco dei colleghi – ben formati e motivati – porta poi un valore aggiunto, permettend­oci di far capo alle loro conoscenze sul piano tecnico e della banca dati, e facilitand­o altresì uno scambio sul piano umano e profession­ale». E vista al di là del valico, che significat­o ha? «La collaboraz­ione di sicuro permette di aumentare l’incisività del controllo – conferma, dal canto suo, il commissari­o capo Filippo Franchi, dirigente della Polizia stradale di Como –. La possibilit­à di effettuare dei pattugliam­enti misti dà modo di condivider­e le conoscenze e i principali protocolli operativi; e ciò aiuta entrambi. Avere un supporto logistico e infoinvest­igativo è molto utile nella prassi lavorativa». In buona sostanza, verificare i dati di un automobili­sta italiano in territorio svizzero (e viceversa) sarà più semplice e veloce. «Un’altra possibilit­à – richiama Guscio – riguarda il traffico pesante – con i suoi 3mila autocarri in transito nelle due direzioni: sotto osservazio­ne finisce l’1 per cento, ndr –. Uno degli elementi più sensibili al momento è lo stato del conducente, che è l’anello debole. In Svizzera vige il divieto notturno di circolazio­ne per i Tir. Attorno al nostro Paese, che io sappia, questo veto non esiste. Così – esemplific­a il responsabi­le – finisce che l’autista partito da Brindisi la sera, raggiunge Milano e lì, una volta trafficato sui sistemi di controllo delle ore di guida (pur digitali e venduti come non taroccabil­i), si fa risultare che il trasporto è partito la mattina seguente dal deposito e che, magari, si è pure cambiato camionista. In realtà chi è alla guida arriva qui già esausto. Circostanz­a difficile da provare. Ebbene, l’intesa con gli agenti della Stradale italiana ci consente di effettuare le verifiche del caso, risalendo a ritroso il tragitto compiuto dal mezzo, e riuscendo a fermare il suo viaggio verso nord, prima che chi è al volante affronti anche la galleria del Gottardo». E il trasporto profession­ale di merci e persone (oltre al rispetto del Codice della strada) è l’aspetto che anche gli agenti italiani intendono tenere sotto stretta osservazio­ne. «Ci focalizzer­emo sulla verifica dei tempi di guida, sulle norme internazio­nali e sui limiti di velocità», sottolinea il dirigente. Si verificano molte violazioni? «La più diffusa è quella sui tempi di guida, dovuta a necessità di tipo economico, non tanto alla volontà dell’autista. Certo, l’aumento del numero di ore è proporzion­ale al rischio di incidental­ità stradale. E noi – ribadisce Franchi – dobbiamo tutelare tutti gli utenti». Farlo in... coppia sarà più efficace. Ci credono tutti.

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FOTOSERVIZ­IO TI-PRESS/ELIA BIANCHI Da adesso l’attenzione sarà duplice
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Sul versante svizzero la polizia effettua 12mila ore l’anno di controlli su veicoli
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