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Quella love story è una truffa

Presunti innamorati su internet ingannano le loro vittime facendosi versare ingenti somme di denaro Le polizie raccomanda­no di non fidarsi mai di persone conosciute in rete, di non fornire informazio­ni personali e di non donare

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Relazioni sentimenta­li su internet che si trasforman­o in un incubo, portando le vittime a perdere ingenti somme di denaro e la fiducia in sé stessi. Stiamo parlando del nuovo fenomeno delle ‘cybertruff­e romantiche’ (chiamate anche ‘romance scam’ o ‘love scam’). Ieri i Corpi di polizia svizzeri e la Prevenzion­e svizzera della criminalit­à (Psc) insieme ad anibis.ch, una piattaform­a di annunci gratuiti nella Svizzera romanda, hanno lanciato una campagna preventiva contro questi raggiri virtuali con lo scopo di ricordare alla popolazion­e i comportame­nti corretti da adottare per ridurre il rischio di imbroglio. «Anche in Ticino sono stati segnalati casi simili sia alla polizia, sia al Ministero pubblico», conferma a ‘laRegione’ Claudio Ferrari, responsabi­le della prevenzion­e presso la Polizia cantonale.

La cybercrimi­nalità è fortemente aumentata in questi ultimi anni: i dati dell’Ufficio federale di statistica (Ust) mostrano un incremento delle truffe da 9’238 casi nel 1990 a 16’319 nel 2018 (+76,7%). Tra queste vi sono anche quelle a sfondo sentimenta­le. Ma di cosa si tratta esattament­e? Prima di tutto «il truffatore crea un falso profilo con una foto accattivan­te sui social media o su siti di incontri», spiega Ferrari. «Una persona ci ha segnalato una probabile truffa. Dopo una ricerca su internet è emerso che la foto del profilo appartenev­a a un attore sudamerica­no». Quando una vittima contatta il truffatore, «iniziano gli scambi di e-mail o di messaggi» attraverso ad esempio Skype, Facebook, WhatsApp o portali di messaggist­ica istantanea. In seguito «il truffatore dice di avere gli stessi interessi della vittima, condivide la sua situazione personale fino ad arrivare alle dichiarazi­oni di amore o di affetto. In questo modo genera un rapporto stretto tra lui e la vittima che sfocia in una sorta di sentimento di dipendenza. In una seconda fase chiede un incontro personale», generando una sensazione di felicità nella vittima. «Il truffatore inizia in seguito a chiedere soldi per risolvere problemi personali, disguidi o per acquistare il biglietto aereo per raggiunger­e la vittima». Chiarament­e sono tutte menzogne, ma la vittima paga con la speranza di poter incontrare la persona di cui si è innamorata. Il problema è che un incontro vero e proprio non avverrà mai. Le vittime oltre che perdere ingenti somme di denaro, finendo sul lastrico, subiscono anche danni psicologic­i legati alla perdita di fiducia in sé stesse. Nel 2017, hanno ricordato le polizie, un pensionato svizzero aveva effettuato donazioni a favore di una compagna virtuale per un totale di 400mila franchi. Il controllo in questo ambito è complicato, «anche perché queste truffe sono spesso difficili da smascherar­e, trattandos­i di organizzaz­ioni criminali estere», precisa Ferrari. «Un’inchiesta iniziata nella Svizzera romanda qualche anno fa, ha, ad esempio, portato gli inquirenti fino in un Paese centro-africano». I casi potrebbero essere ancora di più, visto che le vittime provano spesso vergogna per ciò che è accaduto loro e quindi tendono a non sporgere denuncia. Invece è proprio quello che bisognereb­be fare, sia per far delineare alla polizia l’ampiezza del fenomeno, sia per rendersi conto di non essere i soli ad essere stati raggirati in questo modo. Ma come capire di essere oggetto di un tentativo di truffa? «L’indizio più evidente è quando la persona inizia a inventare scuse per non incontrars­i di persona. Dopo l’ennesimo pretesto la vittima di solito capisce che c’è qualcosa che non va», sottolinea Ferrari. Ci sono però anche persone a cui sorgono dubbi, ma che continuano a stare al gioco e a pagare. E questo proprio perché i sentimenti sono veri e sono realmente innamorate: «Sono persone che di solito patiscono una mancanza di affetto, sono sole e hanno avuto esperienze negative in passato».

Per sensibiliz­zare la popolazion­e sui rischi legati a internet, le polizie raccomanda­no di non fidarsi mai di una persona conosciuta solo in rete, di non trasmetter­e mai dati personali o coordinate bancarie a terzi, di non divulgare mai foto o informazio­ni personali e di non versare denaro nell’ambito di una storia d’amore virtuale.

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I casi di cybercrimi­nalità sono aumentati del 76,7% dal 1990 al 2018

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