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Confermata l’irregolari­tà

Il subappalto per la banchina di Riva Vela non rientra nel prestito di manodopera. A dirlo, l’audit Non verrà aperta alcuna procedura amministra­tiva; inviati però due richiami scritti all’alto funzionari­o e all’architetto esterno coinvolti

- Di Dino Stevanovic

Sì, c’è stata irregolari­tà. L’audit interno della Città di Lugano ha deliberato: nel subappalto del cantiere della banchina di Riva Vela non c’è stato un prestito di manodopera, come si è difesa la contropart­e: la Franco Dell’Oro Sa. Il rapporto del servizio giuridico sul caso sollevato alcune settimane fa dal sindacato Unia ha prodotto conseguenz­e interne per la Città: l’alto funzionari­o e l’architetto responsabi­li del progetto sono stati richiamati dal Municipio, che tuttavia ha deciso di non aprire alcuna procedura amministra­tiva.

«Dagli elementi in nostro possesso – ci spiega il municipale Roberto Badaracco – è stata confermata un’irregolari­tà nel prestito di manodopera». A disciplina­re la questione è l’articolo 37 del Regolament­o di applicazio­ne della legge sulle commesse pubbliche e del concordato intercanto­nale sugli appalti pubblici (RlcPubb/Ciap), che al capoverso d) dice: “Il prestito o la messa a disposizio­ne della manodopera non deve superare il 25% del personale indicato dalla ditta deliberata­ria negli atti d’appalto per lo svolgiment­o della commessa”. «Però dagli elementi che sono stati raccolti in indagine, in realtà erano di più del 25%» evidenzia il titolare del dicastero Cultura, sport ed eventi, ossia quello toccato dalla vertenza. Ricordiamo che per l’opera – inaugurata lo scorso luglio – il Municipio ha affidato un mandato diretto di costruzion­e da 230’000 franchi allo studio dell’architetto Bruno Huber. Ques’ultimo ha promosso tre procedure a invito per la falegnamer­ia, la metalcostr­uzione e i lavori edili speciali. Col via libera della Città, l’architetto ha scelto l’offerta meno costosa premiando la Franco Dell’Oro Sa, ditta conosciuta prevalente­mente per l’arredament­o d’interni di bar e ristoranti. E la ditta infatti ha subappalta­to i lavori di falegnamer­ia alla Edil Global Service, per un valore di circa 60’000 franchi.

Rivisto al basso l’importo coinvolto

«È stato anche constatato però che per quel mandato – puntualizz­a il municipale –, in realtà l’ammontare per il materiale è stato di quasi 50’000 franchi. E quindi il lavoro vero e proprio è stato remunerato tra gli 8’000 e i 10’000 franchi. È un importo molto contenuto». Sul caso, appena emerso pubblicame­nte, ha aperto un dossier anche l’Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche, che potrebbe prendere dei provvedime­nti – anche una multa – nei confronti del committent­e, ossia la Città. «Abbiamo mandato tutto il materiale, restiamo in attesa. Al nostro interno invece abbiamo deciso di non aprire una procedura nei confronti di nessuno, però di scrivere due lettere di richiamo. Da una parte evidenzian­do al funzionari­o che sono state constatate queste lacune e quindi richiamand­olo a adeguarsi alla Legge in futuro e di prestare maggiore attenzione. E stessa cosa all’architetto, sebbene sia un esterno. Nonostante gli avessimo reso noto l’obbligo di conformars­i ai dettami della Legge, questo in realtà per quanto riguarda il subappalto non è stato fatto. Quando il committent­e è un ente pubblico bisogna fare molta attenzione».

Sul caso aveva preso posizione anche l’associazio­ne di categoria – «gli rispondere­mo», assicura Badaracco – con una lettera aperta al Municipio, mentre il municipale ricorda che «ogni lavoro pur piccolo non dove essere gestito solo dai funzionari, ma devono essere coadiuvati dal Dicastero immobili».

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TI-PRESS Inaugurata a inizio luglio, mentre la vertenza è emersa circa un mese fa

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