I luoghi vissuti di Armando Losa
Il Museo Regionale d’Intragna commemora Armando Losa condensando in quattro sale alcuni filoni di ricerca che hanno caratterizzato la sua produzione artistica. Si intitola “Luoghi vissuti”, titolo ripreso da una delle sue opere degli anni 70, incentrate sul tema del “delta” della Maggia: che è il primo bel nucleo di opere in mostra. Da qualche anno aveva chiuso con la pittura post-figurativa di ascendenza lombarda per cimentarsi direttamente con le forme di un linguaggio nuovo, molto particolare e indubbiamente suggestivo, tra astrazione e figurazione, ma che implicava il confronto diretto con i problemi del territorio. Vi si sentiva il richiamo alla Land Art, ai problemi della terra, all’invadenza della speculazione edilizia.
Armando Losa ci ha poi abituati ad altri improvvisi cambiamenti di rotta, per la verità più di forma che di contenuto, perché era uno spirito inquieto, come scrive Franco Poretti, un’inquietudine generata dalla curiosità, dall’osservazione attenta di quanto avveniva attorno a lui: nell’arte come nel paesaggio. Perché il suo vero e unico tema, centro di interesse di tutta la sua arte, era il rapporto con la terra, con il territorio e la sua storia: un rapporto fatto di rispetto e di amore, ma anche di qualche repentino moto rabbioso o di sdegno. Aveva un’anima passionale e quel che faceva lo faceva sino in fondo, con passione.
A un certo punto, portato avanti un tema, sentiva il bisogno di cambiare aria e prospettiva, di rovesciare il tavolo e considerare il problema da un altro punto di vista, soprattutto a livello formale. Da qui la serie di opere sugli altri temi esposti in mostra: le Tre terre, quelle stesse dove viveva, risolte con felici accostamenti di collage astratti con i quali egli ricrea il ritmo di un paesaggio collinare; segue poi la serie dei Licheni, origine della vita sulla terra dove l’infinitamente piccolo già contiene l’immensità del cosmo. In definitiva ruotava sempre lì. Ma come si sarà compreso, con le sue opere Losa non intendeva riferirsi solo alle radicali trasformazioni subite dal nostro paesaggio, c’era anche qualcosa di più che spingeva sopra il livello della terra. Con le sue opere ci diceva pure quanto cambi l’espressione di uno stesso luogo a seconda di come si modifica lo sguardo di chi lo osserva e traduce in forme d’arte: un paesaggio che muta di continuo non solo per via dei sentimenti di chi lo osserva, ma anche dei modi e dei mezzi scelti per rappresentarlo.