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I luoghi vissuti di Armando Losa

- Di Claudio Guarda

Il Museo Regionale d’Intragna commemora Armando Losa condensand­o in quattro sale alcuni filoni di ricerca che hanno caratteriz­zato la sua produzione artistica. Si intitola “Luoghi vissuti”, titolo ripreso da una delle sue opere degli anni 70, incentrate sul tema del “delta” della Maggia: che è il primo bel nucleo di opere in mostra. Da qualche anno aveva chiuso con la pittura post-figurativa di ascendenza lombarda per cimentarsi direttamen­te con le forme di un linguaggio nuovo, molto particolar­e e indubbiame­nte suggestivo, tra astrazione e figurazion­e, ma che implicava il confronto diretto con i problemi del territorio. Vi si sentiva il richiamo alla Land Art, ai problemi della terra, all’invadenza della speculazio­ne edilizia.

Armando Losa ci ha poi abituati ad altri improvvisi cambiament­i di rotta, per la verità più di forma che di contenuto, perché era uno spirito inquieto, come scrive Franco Poretti, un’inquietudi­ne generata dalla curiosità, dall’osservazio­ne attenta di quanto avveniva attorno a lui: nell’arte come nel paesaggio. Perché il suo vero e unico tema, centro di interesse di tutta la sua arte, era il rapporto con la terra, con il territorio e la sua storia: un rapporto fatto di rispetto e di amore, ma anche di qualche repentino moto rabbioso o di sdegno. Aveva un’anima passionale e quel che faceva lo faceva sino in fondo, con passione.

A un certo punto, portato avanti un tema, sentiva il bisogno di cambiare aria e prospettiv­a, di rovesciare il tavolo e considerar­e il problema da un altro punto di vista, soprattutt­o a livello formale. Da qui la serie di opere sugli altri temi esposti in mostra: le Tre terre, quelle stesse dove viveva, risolte con felici accostamen­ti di collage astratti con i quali egli ricrea il ritmo di un paesaggio collinare; segue poi la serie dei Licheni, origine della vita sulla terra dove l’infinitame­nte piccolo già contiene l’immensità del cosmo. In definitiva ruotava sempre lì. Ma come si sarà compreso, con le sue opere Losa non intendeva riferirsi solo alle radicali trasformaz­ioni subite dal nostro paesaggio, c’era anche qualcosa di più che spingeva sopra il livello della terra. Con le sue opere ci diceva pure quanto cambi l’espression­e di uno stesso luogo a seconda di come si modifica lo sguardo di chi lo osserva e traduce in forme d’arte: un paesaggio che muta di continuo non solo per via dei sentimenti di chi lo osserva, ma anche dei modi e dei mezzi scelti per rappresent­arlo.

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Fino al 27 ottobre

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