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Una pista islamista per la strage di Parigi

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Parigi – “Ho comprato il coltello”, “Soltanto Dio ti giudicherà”. È nata da questo scambio di sms la svolta nelle indagini sugli accoltella­menti di giovedì nella questura di Parigi. L’inchiesta è infatti stata assunta dalla Procura antiterror­ismo, dopo che l’analisi dei telefoni cellulari di Michael Harpon, l’accoltella­tore, e della moglie Ilham Eddibes ha rivelato lo scambio di messaggi tra i due. Dunque non è più considerat­o un atto di follia l’uccisione di quattro persone all’interno della questura dell’Ile-de-laCité, ma un attacco motivato ideologica­mente. La moglie di origine araba di Harpon, ucciso a sua volta nell’attacco, resta in stato di fermo. Secondo gli inquirenti, l’sms inviatole dal marito per avvertirla di avere acquistato il coltello in ceramica (così da poter superare i controlli al metal detector) è già una prova. Confermata dalla sua risposta.

La donna, che viveva a Gonesse, nella banlieue nord di Parigi, con il marito (entrambi sordi) e il figlio piccolo, è di fede musulmana. Negli ultimi anni si era specializz­ata anche nella lingua dei segni, oltre ad aver seguito una formazione di primo soccorso.

Un anno e mezzo fa, la conversion­e di Michael non aveva prodotto mutamenti nel suo comportame­nto sul lavoro. E anche la perquisizi­one del suo domicilio non aveva fornito alcun segno di radicalizz­azione. È stata semmai la testimonia­nza della donna, secondo la quale il marito la notte prima della strage aveva avuto “visioni” e sentito “voci”, a far emergere il profilo di una personalit­à sospetta. La moglie ha aggiunto che i superiori “non lo considerav­ano”.

Ma a far prendere alle autorità la decisione di aprire l’inchiesta per terrorismo e associazio­ne terroristi­ca sono stati gli sms con la moglie, e la testimonia­nza di alcuni vicini, anch’essi poliziotti, che abitavano nel palazzo di Harpon, un edificio con case agevolate per i membri delle forze dell’ordine.

Il trasferime­nto dell’inchiesta all’antiterror­ismo è già un caso, poiché rivela una nuova falla nei servizi di prevenzion­e. Harpon, convertito all’islam, che i colleghi vedevano uscire all’alba la mattina in djellaba per andare alla moschea, sempre più chiuso in sé, lavorava nel delicatiss­imo settore ’renseignem­ents’ della prefettura, il cuore della sicurezza francese. Tanto più che – stando ai media francesi – su di lui c’era stata in effetti una “segnalazio­ne” subito dopo la strage di Charlie Hebdo, nel gennaio 2015.

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KEYSTONE Svolta nell’indagine

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