Delitto di via Valdani, periti a confronto
Una spranga. Oppure no: una spranga e un oggetto tagliente. Un ‘dubbio’ che, una volta dissipato, darà elementi concreti alla procuratrice pubblica Marisa Alfier per la chiusura delle indagini su quello che è balzato agli onori della cronaca come il delitto di via Valdani. Per fare ciò – entro la fine del mese – tre periti giudiziari, tra cui il medico legale, saranno messi a ‘confronto’, in presenza della pp e degli avvocati, proprio per capire quale delle ipotesi certificherà la sorte, giudiziaria, di Pasquale e Mirko Ignorato. Padre e figlio che, la sera del 27 novembre 2015 nell’autosilo di via Valdani a Chiasso, uccisero il 73enne Angelo Falconi per una faccenda di pigioni arretrate, di affitti scoperti. Pasquale, sin dai primi interrogatori svolti dopo la sua estradizione in Ticino – è stato arrestato a Ercolano, in provincia di Napoli, dopo una latitanza durata qualche giorno – dichiara la ‘paternità’ del gesto. Il 53enne – patrocinato dall’avvocato Marco Bertoli, – avrebbe brandito la spranga e ucciso l’imprenditore. Di chi sia stata la ‘mano’ spetterà all’inchiesta stabilirlo. La seconda perizia – allestita dal professor Tony Fracasso dell’Ospedale Universitario di Ginevra – fa però emergere la compatibilità delle ferite con l’utilizzo di un solo strumento atto a offendere: la spranga ritrovata diversi mesi dopo il delitto in un cespuglio posto al lato di una strada non distante dall’autorimessa. Non è di questo avviso la terza perizia, sempre ordinata dalla procuratrice pubblica. O meglio: dalle risultanze non si esclude che, sulla scena del delitto, possa esserci stata una seconda arma, in questo caso da taglio. Un coltello, si sospetta, mai ritrovato dagli inquirenti. Due delle ferite trovate sulla vittima – secondo l’esperto romano Enrico Bottone – non sarebbero state prodotte dalla sbarra di ferro, bensì da un oggetto tagliente. Se così fosse, la posizione di Mirko Ignorato – figlio 25enne di Pasquale, difeso dall’avvocato Elio Brunetti –, cambierebbe. Il suo ruolo nell’autosilo di via Valdani, secondo la tesi accusatoria, quella sera di novembre sarebbe stato più ‘attivo’. Con più responsabilità. E, qualora le armi utilizzate siano due, non è da escludere che possa essere ipotizzato un reato più grave: in tal caso, nei parcheggi sotterranei padre e figlio non sarebbero andati al solo scopo di intimidire Falconi. La parola, a questo punto, ai periti i quali, uno di fronte all’altro, dovranno spiegare il perché si sia arrivati a conclusioni diverse.