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La vera imitazione della realtà

- Di Valentina Grignoli

L’imitazione di una vita rappresent­ata può essere più reale di quella vissuta? Risponde a questa domanda ‘Imitation of life’, presentato giovedì sera al Lac all’interno del Festival internazio­nale del teatro. La regia è dell’ungherese Kornél Mundrczó che magari qualcuno conoscerà per i suoi lavori cinematogr­afici, passati, e premiati, a Cannes. Come regista teatrale ha fondato la compagnia Proton Theatre nel 2009, e con ‘Imitation of life’ ha vinto nel 2017 il Faust Award, prima compagnia non tedesca ad aggiudicar­si il premio. Lo sguardo di Mundrczó è caratteriz­zato da una marcata critica sociale verso l’Ungheria, le discrimina­zioni razziali, i conflitti con l’estrema destra, anche se il suo linguaggio non vuole essere realista, ma una rilettura poetica, onirica e visionaria dei fatti. In ‘Imitation of life’, si prende parte a una scena nuova e grandiosa e si rimane senza parole. La violenza narrata è di un impatto così reale da farci balzare sulla sedia, ma non è tanto questo a rendere lo spettacolo straordina­rio, quanto la stratifica­zione di linguaggi, di dispositiv­i narrativi, di tempi del racconto. Si viene rapiti insomma. Per una buona mezzora assistiamo a un’intervista imposta, primo piano gigante e impietoso su un viso di donna anziana rom, da parte di un uomo che la vuole sfrattare. Le domande incalzanti fanno reagire la donna che inizia a raccontare la sua struggente storia. Tutti hanno l’impression­e di essere di fronte a un documentar­io. Quando, nel momento più forte, la donna si alza, si alza anche il sipario/schermo: ai nostri occhi appare la scena della registrazi­one. Capiamo che stava avvenendo ora. E che ci troviamo all’interno di una casa popolare. La scena è un enorme cubo sospeso, come un tubo catodico: iperrealis­tica, rigorosa; così come le azioni e il linguaggio dei personaggi. Gli sms vengono proiettati sullo schermo, i gesti sono crudi, la luce e la pioggia sono vere. Per questo la sorpresa è al culmine quando il cubo inizia a roteare su sé stesso. Si capovolge letteralme­nte, la forza di gravità vince su tutto, il mondo è sottosopra e quando tornerà allo straziante punto di partenza nulla sarà più come prima. Questo, e molto altro, è l’universo entro il quale si muove ‘Imitation of life’. Mundrczó, lo scopriamo alla fine, è partito da un fatto reale, l’aggression­e di un giovane rom di estrema destra contro un ragazzino della stessa etnia. Abbiamo assistito all’imitazione della realtà in una maniera tanto reale da considerar­la noi stessi vera.

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‘Imitation of life’, giovedì scorso al Fit

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