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Chi di voi ha 180’000 franchi?

- Di Angelo Mordasini, candidato Gioventù socialista al Consiglio nazionale

Sono recentemen­te saltate fuori delle cifre preoccupan­ti per quanto riguarda il patrimonio medio degli svizzeri. In Ticino, il patrimonio medio netto pro capite è di 178’400 franchi. Al 99% di noi, che quei soldi non li hanno, viene da chiedersi, chi possiede il resto? È il solito discorso, se in media tutti hanno dieci polli, (...)

(...) c’è chi ne ha uno e chi dieci. Secondo i dati dell’Amministra­zione federale delle contribuzi­oni, il patrimonio medio della fetta più privilegia­ta della popolazion­e è cresciuto del 43% tra il 2003 e il 2015. Il restante patrimonio, nelle mani delle fasce non facenti parte di questa élite, è cresciuto solamente del 18,6 per cento.

Questo ci permette di focalizzar­e due grandi problemi nel tessuto economico moderno. Da un lato i grossi capitali crescono rapidament­e senza che venga lasciata cadere una goccia di sudore, maturando interessi in banca o guadagni in borsa. Decine di milioni di franchi, abbandonat­i in una cassaforte o che esistono solo come cifre su un computer, che nelle mani di pochissime persone si moltiplica­no senza che venga fatto nessuno sforzo.

Ma fin qui non ci sarebbero problemi, giusto? In una società libera, chiunque può fare soldi come preferisce. Il problema è se i soldi li fa sulle spalle di chi lavora e produce ricchezza. E a tutti noi, quel 99% che la ricchezza la produce, chi ci pensa?

Sicurament­e non la politica della maggioranz­a borghese, che anno dopo anno, legislatur­a dopo legislatur­a promuove e crea nuove modalità per sgravare fiscalment­e i pochissimi ricchi, con la scusa che così facendo i riccastri non se ne partiranno per altri lidi. Permettend­o non solo a questi squali del sistema economico di prosperare, ma facendo anche in modo che i buchi di bilancio creati da queste politiche finiscano per pesare sulle spalle dei cittadini comuni.

Tagli alle borse di studio e all’istruzione in generale, servizi sempre più scadenti e allo stesso tempo più costosi, salari più bassi e decine di milioni di gettito che non arriverann­o. E sarà sempre a noi che si chiederà di metterci una pezza.

La polarizzaz­ione della ricchezza causa tutto questo, il che inevitabil­mente porta al suicidio economico della competitiv­ità fiscale tra cantoni. Una corsa al ribasso che potremo sempre e solo perdere, perché abbiamo una struttura socioecono­mica e politica totalmente diversa da Zugo o da Svitto.

Lo stesso Fondo Monetario Internazio­nale ha messo in guardia il mondo sulle ripercussi­oni negative di questa mostruosa ed esponenzia­le diseguagli­anza economica nel mondo. È il momento di pretendere che la ricchezza del nostro paese sia messa a servizio di tutti tassata in modo equo, invece di andare ad ingrossare quelle tasche che già sono gonfie.

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