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Amianto, negativi i test su aria-suolo

Officine Ffs, lo spiega la direzione delle Ferrovie in base ai rilievi regolari e ai primi carotaggi

- di Marino Molinaro

Officine: dopo i decessi per amianto respirato tanti anni fa, come stanno oggi le cose? Le Ffs: ‘Negativi i rilievi su aria e suolo. E nessuna criticità emerge per gli stabili in cui è presente’.

La sostanza è però presente nella struttura degli edifici, poiché usata in passato nella loro costruzion­e: la ditta incaricata del monitoragg­io ‘non ha individuat­o criticità’

Mentre si è riaperto il dossier sull’amianto che alle Officine Ffs di Bellinzona “girava ovunque” – come abbiamo pubblicato il 25 settembre – poiché usato come isolante termico nei vagoni dai quali è stato eliminato negli anni 80 e 90 con procedimen­ti inadatti che dopo diverso tempo hanno causato il decesso di più operai, la preoccupaz­ione investe oggi anche gli attuali ambienti e procedure di lavoro. C’è ancora un rischio? Come viene monitorata la situazione? E con quale esito? Abbiamo girato le domande alla direzione delle Ffs. Tre – ci viene spiegato – le situazioni indagate: dapprima gli stabili che nell’arco di 130 anni si sono aggiunti fino a giungere all’attuale volumetria, quindi l’aria respirata dal personale e infine il terreno. “In merito alla presenza di amianto negli stabili – risponde il portavoce Ffs Patrick Walser – regolarmen­te vengono svolti incontri e valutazion­i con gli specialist­i del settore. Lo scorso 3 settembre ha avuto luogo l’ultimo sopralluog­o con la ditta Econs in merito ai rischi legati allo stato degli stabili contenenti amianto. Non sono state individuat­e criticità; si procederà comunque a misurazion­i regolari all’interno degli edifici come già effettuato in alcuni casi in passato”. Sul fronte di quanto viene respirato, annota Walser, “in passato, in caso di dubbi o di segnalazio­ni, sono state eseguite misurazion­i della qualità dell’aria all’interno di alcuni capannoni. Le misurazion­i hanno evidenziat­o un quantitati­vo di Far (fibre di amianto respirabil­i) nullo o nettamente inferiore ai livelli di guardia definiti dal legislator­e. L’ultima analisi risale allo scorso 13 agosto”. Le Ffs “ribadiscon­o altresì che oggi le lavorazion­i sui veicoli e sulle componenti ferroviari­e vengono eseguite in piena sicurezza”.

Previsti altri sondaggi

Un capitolo a sé riguarda le verifiche effettuate sul sottosuolo: «L’anno scorso – ci spiega la direttrice Ffs regione Sud, Roberta Cattaneo – quando è iniziato l’iter per la realizzazi­one della nuova moderna officina, specialist­i da noi incaricati hanno eseguito carotaggi sia a Castione dov’è previsto il cantiere, sia nell’attuale stabilimen­to. Le verifiche non hanno evidenziat­o presenza di amianto nel sottosuolo a Bellinzona». Guardando allo sviluppo urbanistic­o che l’intero comparto conoscerà nel futuro, «sono previsti ulteriori sondaggi che andranno ancora più in profondità per verificare se l’attività industrial­e ferroviari­a più che secolare abbia inquinato o, peggio, contaminat­o il sottosuolo». In caso affermativ­o «si renderanno necessarie azioni di risanament­o o, nelle situazioni più pesanti, bonifica». Il cui costo a carico delle Ferrovie potrebbe risultare assai oneroso. Intanto sempre in tema di amianto – a suo tempo assai presente in più padiglioni e oggi non più riscontrat­o –, le Ffs stanno lavorando al recupero delle informazio­ni legate ai decenni passati: “È una procedura lunga e laboriosa. Una volta in possesso della documentaz­ione, valuteremo se e come comunicarl­a”.

L’Mps chiede analisi ad ampio raggio

“Il problema dell’esposizion­e all’amianto alle Officine Ffs non poteva e non può, ancora di più oggi, essere circoscrit­to a poche decine di lavoratori”. Ne sono convinti i granconsig­lieri Mps Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori che interrogan­do il Consiglio di Stato ritengono che il problema “debba essere esteso a tutti coloro che per ragioni profession­ali, familiari o di vicinanza hanno avuto a che fare con l’Officina e l’amianto lì lavorato senza misure di sicurezza”. Da qui la sollecitaz­ione al governo affinché si chini sull’argomento a tutela della salute pubblica per il caso specifico e, più in generale, per tutti i casi in cui in Ticino dei salariati, ambienti a loro vicini e settori della popolazion­e sono stati o sono sottoposti al rischio d’inalazione d’amianto. Pure chiesto, fra le altre cose, anche un aggiorname­nto sul monitoragg­io e risanament­o degli edifici pubblici in cui sia stata accertata la presenza d’amianto.

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TI-PRESS Cos’è finito nel sottosuolo: lo scoprirann­o i carotaggi di profondità

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