Che sia la scintilla, che sia la svolta
Sul piatto bisogna mettere la frustrazione di una squadra che non vinceva dalla prima di campionato (...)
(...) – e a Sion ha disputato la decima–, il fiato del presidente Renzetti sul collo del tecnico Celestini, la cui panchina era traballante, il peso della mancanza del risultato pieno, una classifica deficitaria, e la parentesi europea non del tutto felice neppure quella.
Ebbene, alla luce di tutti questi ostacoli, il ritorno al successo del Lugano ha una valenza enorme, nell’economia di una stagione che finora ha regalato meno soddisfazioni di quanto la squadra stesse meritando. Protagonista assoluto del match Balint Vécsei, autore di una doppietta pesantissima, due gol a cavallo del pareggio momentaneo di Lenjani, il secondo dei quali al 91’, quando ormai andava profilandosi l’ennesimo pareggio abbastanza inutile ai fini dei giochi di classifica. Non stavolta. Come se davvero il destino (più che la fortuna) dovesse metterci lo zampino, ecco il finale che non ti aspetti, la zampata risolutrice che, in definitiva, ha messo le cose a posto, ha reso giustizia, ha premiato chi ha seminato di più.
Il giusto epilogo di una partita un po’ pazza che questo Lugano ha meritato di vincere, contribuendo a rasserenare l’animo di Renzetti e a puntellare la panchina di Celestini. Entrambi invocavano la scintilla che potesse promuovere l’auspicata svolta, in termini di risultato, giacché sul piano della prestazione la situazione non era certo compromessa, o grave. La squadra, dichiaratamente schierata con il proprio mister come attestano i festeggiamenti dopo i gol, ha fornito a entrambi una risposta confortante: sì, sappiamo ancora vincere. Era davvero il momento di urlarlo a gran voce.