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Da lavoratori precari a dipendenti?

- di Massimo Gaggi, CorrierEco­nomia

Doveva essere l’alba di una nuova era. La California che, dalle leggi per la tutela dell’ambiente all’introduzio­ne di un salario minimo di 15 dollari l’ora, spesso è stata un apripista per il resto dell’America indicando la via delle riforme possibili, sembrava porsi di nuovo all’avanguardi­a con AB5.

L’AB5: la nuova normativa, approvata dal Senato dello Stato della West Coast un mese fa, che trasforma i lavoratori precari e senza tutele della gig economy in dipendenti. Coi relativi diritti: dalle ferie pagate alla copertura sanitaria. Per quanto dura, a causa delle prevedibil­i resistenze delle aziende abituate a usare contractor­s indipenden­ti al posto di personale proprio, la battaglia sembrava, ai politici democratic­i che l’hanno combattuta, non solo sacrosanta ma anche facile da vincere, almeno in termini di immagine e popolarità, una volta superato lo scoglio dell’approvazio­ne parlamenta­re.

‘La nuova legge dovrebbe sanare ingiustizi­e e favorire una distribuzi­one più equilibrat­a dei redditi in uno Stato ricchissim­o ma segnato da disuguagli­anze estreme’

Con 40 milioni di abitanti e un Pil di tremila miliardi di dollari (più dell’Italia, ma anche più di Francia e Gran Bretagna), la California ha 4 milioni di lavoratori indipenden­ti, più della metà dei quali sono classifica­ti dai centri di ricerca progressis­ti come dei dipendenti mascherati. La nuova legge dovrebbe sanare ingiustizi­e e favorire una distribuzi­one più equilibrat­a dei redditi in uno Stato ricchissim­o ma segnato da disuguagli­anze estreme.

Non solo – dice Lorena Gonzalez, attivissim­a parlamenta­re di San Diego – più salario e protezione per i lavoratori svantaggia­ti, ma anche uso più equo delle risorse pubbliche: oggi le tasse dei cittadini vengono usate anche per pagare programmi sanitari d’emergenza per questi lavoratori privi di copertura medica.

Ma i principi di equità sociale vanno poi filtrati attraverso i cambiament­i struttural­i del mercato del lavoro. Il Parlamento non lo ha fatto inizialmen­te ed è stato costretto, in corso d’opera, a inserire affannosam­ente nella legge una serie di esenzioni: non solo medici, avvocati e broker delle assicurazi­oni, come previsto fin dal principio, ma anche parrucchie­ri, agenti immobiliar­i, contabili e i contractor del giganti della tecnologia che svolgono funzioni specifiche. In molti casi (ma non sempre) si tratta di titolari di mestieri giudicati in grado di proteggers­i da soli o che, comunque, non possono avere un datore di lavoro, né intendono diventarlo nei confronti di chi collabora saltuariam­ente con loro.

La riforma non è nata sotto una buona stella

Che la riforma non fosse nata sotto una buona stella lo si è capito quando gli stessi proponenti hanno cominciato a spiegare che le nuove norme avrebbero trasformat­o in dipendenti circa un milione di precari: cioè meno della metà della platea inizialmen­te considerat­a. Praticamen­te gli autisti di Uber, Lyft, i fattorini di servizi come Doordash e Handy, i prestatori di altri servizi on demand e alcuni tipi di lavoratori della sanità e dell’istruzione.

Una conferma delle difficoltà è venuta a fine settembre quando il governator­e della California ha controfirm­ato e promulgato la riforma. Gavin Newsom, un politico di grande visibilità mediatica che attacca continuame­nte le scelte di Trump e ama presentars­i come il leader giovane di un’America che guarda al futuro, ha evitato conferenze stampa e interviste per non dover rispondere a domande imbarazzan­ti sui criteri usati per concedere le esenzioni, chieste a gran voce (e senza successo) anche da chi svolge certi mestieri relativame­nte umili. Ad esempio il Parlamento della California ha escluso gli anestesist­i e gli ortopedici in quando medici, ma non gli infermieri anestesist­i e i fisioterap­isti che spesso svolgono funzioni simili a quelle dei medici, soprattutt­o nelle zone rurali a bassa densità abitativa, spesso prive di ospedali.

Il rischio dell’effetto boomerang

Così una legge che oggettivam­ente rappresent­a una vittoria per i lavoratori e i sindacati, col riconoscim­ento dei diritti della manodopera più debole, rischia di avere anche un effetto boomerang. Chi, ad esempio, svolge servizi a domicilio e rischia di perdere il lavoro se chiede al paziente di un ciclo di fisioterap­ia di comportars­i da datore di lavoro, è in rivolta e si accinge a chiedere una revisione della legge quando la legislatur­a della California riprenderà i lavori, all’inizio di gennaio. La legge entrerà in vigore in quegli stessi giorni. Intanto Uber e Lyft, che non hanno preso per niente bene l’obbligo di trattare gli autisti come loro dipendenti, vogliono organizzar­e un referendum abrogativo della legge. E non è detto che lo perderanno: i cittadini apprezzano la flessibili­tà di queste alternativ­e al taxi, ma anche gli stessi autisti sono divisi. Molti di loro hanno cercato di organizzar­si come rappresent­anza sindacale e hanno manifestat­o nelle strade delle città california­ne per il riconoscim­ento dei diritti tipici di un dipendente. Ma altri hanno preso le distanze dalla riforma nel timore di perdere, da dipendenti, la libertà che hanno oggi di iniziare a lavorare in qualunque momento e di smettere quando vogliono, sempliceme­nte aprendo e chiudendo un’app.

I veri vincitori della battaglia? Gli avvocati

I veri vincitori di questa battaglia rischiano di essere gli avvocati: la legge, infatti, enuncia principi in modo abbastanza generico, lasciando la porta aperta a interpreta­zioni divergenti. Gli agricoltor­i, ad esempio, temono di dover trattare da dipendenti i camionisti che durante la stagione del raccolto vanno a caricare frutta e verdure nelle loro fattorie, mentre le organizzaz­ioni religiose rischiano di dover assumere a tempo pieno i collaborat­ori saltuari delle parrocchie.

La California teme, poi, di perdere business importanti. Los Angeles, ad esempio, è una mecca della musica, ma gli artisti minacciano di abbandonar­e i suoi studi di registrazi­one e di andare altrove, se dovranno assumere musicisti e tecnici che collaboran­o alla realizzazi­one di un disco.

I prossimi mesi diranno se la California saprà garantire meglio i diritti dei lavoratori senza penalizzar­e gli affari. Il clima politico infuocato della campagna elettorale non aiuta.

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KEYSTONE Intanto Uber e Lyft vogliono organizzar­e un referendum abrogativo della nuova legge e la protesta monta

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