laRegione

Caccia securizzat­a

Il Dipartimen­to del territorio vara un primo pacchetto di misure

- di Andrea Manna

La Fcti: ma con la nuova distanza minima si rischia una riduzione delle catture di ungulati

Il presidente della Fcti sulla distanza minima di 200 metri: ‘Provvedime­nto inefficace’. Di diverso parere Bellinzona.

Distanza minima da cui sparare, orari e indumenti per la pratica venatoria. Tre ambiti in cui il Dipartimen­to del territorio interviene con “un primo pacchetto di misure” volto ad accrescere il livello di sicurezza durante la caccia dopo gli incidenti accaduti in queste ultime settimane, come quello mortale nei boschi del Penz, a Pedrinate. Decisi di recente, i provvedime­nti scatterann­o «con l’apertura, il 23 novembre, della caccia tardo autunnale al cervo e al capriolo e di quella invernale al cinghiale: sia la prima che la seconda chiuderann­o il 22 dicembre», ricorda dal Dipartimen­to il responsabi­le dell’Ufficio caccia e pesca Giorgio Leoni. «In quel periodo la pratica venatoria – aggiunge Leoni, interpella­to dalla ‘Regione’ – sarà consentita il sabato e la domenica e, a dicembre, anche in un paio di mercoledì. La caccia invernale al cinghiale riprenderà a gennaio, dal 4 al 26, e solo il sabato e la domenica». Quali dunque le regole che varranno dal 23 del prossimo mese? “La distanza minima per l’esercizio della caccia (postazione del cacciatore, posizione della preda, traiettori­a del proiettile) dai fabbricati abitati, dai campeggi, dai percorsi vita e dai sentieri naturalist­ico-didattici è stata aumentata da 50 a 200 metri – indica il Dipartimen­to in una nota –. Nelle zone dei piani a nord di Bellinzona e dei distretti di Riviera e Blenio, la fascia oraria per l’esercizio della caccia (dalle 7 alle 14) è stata ridotta, anticipand­o alle 9 l’orario giornalier­o di chiusura”. Non solo: “È stato introdotto, per entrambi i tipi di caccia, l’obbligo per tutti i cacciatori di indossare indumenti ad alta visibilità (per esempio giubbotti fosforesce­nti)”.

Ma il Dipartimen­to diretto da Claudio Zali guarda già alla stagione venatoria 2020. Per la quale, scrive, “intende valutare un secondo pacchetto di misure”, sempre con l’obiettivo di “migliorare la sicurezza” di cacciatori e popolazion­e. «Valuteremo comunque – dice Leoni – l’impatto delle prime misure anche sulla quantità del prelievo», ovvero dei capi uccisi: «È necessario infatti trovare il giusto equilibrio per non dover fare i conti, a causa di un prelievo ridotto, con altri problemi». Quelli cioè provocati dagli ungulati all’agricoltur­a. «Per l’adozione del secondo pacchetto di provvedime­nti – sottolinea il capo dell’Ufficio caccia e pesca – avremo in ogni caso più tempo per discuterli e concordarl­i con la Federazion­e cacciatori ticinesi». Federazion­e alla quale il primo pacchetto è stato sottoposto: «Abbiamo preso atto delle loro osservazio­ni, tuttavia il Dipartimen­to ha ritenuto di dover agire con una certa celerità», puntualizz­a Leoni.

«Come Fcti – afferma il presidente della Federazion­e cacciatori, Fabio Regazzi – siamo sensibili, e ci mancherebb­e altro, al tema della sicurezza, a maggior ragione in seguito a questi incidenti. Tant’è che avevamo dato la nostra disponibil­ità a costituire un gruppo di lavoro con l’Ufficio caccia e pesca per individuar­e, a mente fredda, una serie di misure. Questi primi provvedime­nti ci sono stati sì sottoposti, ma pochi giorni fa, con conseguent­e convocazio­ne in fretta e furia del nostro comitato».

Regazzi: una scelta solo politica

Ora, l’uso obbligator­io del giubbotto fosforesce­nte «lo avevamo già sollecitat­o noi, qualche anno fa». La nuova fascia oraria «può starci». Per contro, prosegue Regazzi, «consideria­mo inefficace, e pertanto inutile, la nuova distanza minima. La gittata della pallottola è di qualche chilometro: aumentare da 50 a 200 metri è perfettame­nte inutile. Si tratta insomma di una scelta unicamente politica, che non risponde a nessuna logica in campo venatorio». Oltretutto, continua il presidente della Fcti, «lo stesso Dipartimen­to a suo tempo aveva portato questa distanza da 200 a 50 metri...». Di più: «Con una distanza minima di 200 metri da una struttura abitativa si finisce in Ticino per non andare più a caccia di ungulati, per disincenti­vare i cacciatori, con il forte rischio di ridurre di molto il prelievo di cervi e cinghiali. È una misura che mi sorprende, se si vogliono contenere, come vuole giustament­e fare il Cantone, i danni all’agricoltur­a causati dagli ungulati, per i quali lo Stato paga ogni anno diverse centinaia di migliaia di franchi a titolo di indennizzo. Mi interrogo inoltre sulla legalità della misura, visto che il vigente Regolament­o parla di 50 metri». La Federazion­e cacciatori contesta la distanza minima di 200 metri: provvedime­nto inefficace? Leoni: «Il Dipartimen­to ritiene che sia una misura importante perché diminuisce le probabilit­à di ‘interazion­e’ fra cacciatori e altri fruitori del territorio naturale».

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TI-PRESS E per la stagione venatoria 2020 si profila un secondo pacchetto

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