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Attaccata una petroliera iraniana nel Golfo. Rinforzi Usa in Arabia Saudita

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Teheran/Washington – Due razzi, sembra, contro una petroliera iraniana nel Mar Rosso, e l’invio di altri tremila soldati statuniten­si in Arabia Saudita: se non è una guerra quella che si sta preparando nel Golfo, è qualcosa che le va vicino. “Gli Stati Uniti non cercano alcun conflitto con l’Iran, ma manterrann­o una robusta presenza militare nell’area per essere pronti a rispondere a ogni eventuale crisi e a difendere le forze e gli interessi americani nella regione”, ha dichiarato un portavoce del Pentagono. Interessi, va da sé, che collidono con quelli iraniani. Secondo la versione di Teheran, ieri mattina due missili hanno colpito la sua petroliera e una “quantità significat­iva” di greggio si è versato nelle acque che separano la costa egiziana da quella saudita. Le autorità di Riad non hanno finora commentato in maniera ufficiale l’incidente. Mentre per gli Stati Uniti hanno risposto dal comando della Quinta Flotta affermando di aver appreso della vicenda soltanto dai media.

“La petroliera è stata danneggiat­a a 100 chilometri dal porto saudita di Gedda dopo esser stata colpita da due missili, sparati a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro”, ha riferito l’agenzia governativ­a iraniana Irna. Per il ministero degli Esteri di Teheran, si tratta di un “attacco” compiuto da chi si getta in un “pericoloso avventuris­mo”.

Nello stesso tratto di mare si erano verificati nei mesi scorsi altri incidenti dalle circostanz­e poco chiare. In maggio un’altra petroliera iraniana aveva subito un “guasto tecnico”. E in quel caso la Marina saudita era andata in soccorso dell’equipaggio. In agosto, secondo l’Iran, un’altra imbarcazio­ne iraniana si era dovuta fermare al suo ingresso nel Mar Rosso in seguito a un “guasto” non meglio precisato.

A questi episodi si sono aggiunti gli attacchi, nei mesi e nelle settimane scorsi, attribuiti all’Iran, contro petroliere occidental­i e saudite e contro porti degli Emirati. La tensione nell’area si era inasprita dopo che a maggio gli Stati Uniti avevano imposto nuove sanzioni alla Repubblica islamica. Ma Washington non vuole la guerra, no.

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