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Gli manca la parola

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Berlino – Può abbracciar­e le persone senza rischiare di fare del male, e perfino stare in equilibrio su una gamba sola su un terreno sconnesso: è H1, il primo robot umanoide rivestito da capo a piedi da una pelle artificial­e sensibile come quella umana. L’hanno realizzata i ricercator­i dell’Università tecnica di Monaco assembland­o 1’260 cellule hitech: ciascuna dotata di un microproce­ssore, collegato a sensori di contatto, accelerazi­one, prossimità e temperatur­a, che si attiva solo quando percepisce variazioni di questi parametri, abbattendo del 90% lo sforzo necessario per il processame­nto dei dati.

La capacità computazio­nale ha rappresent­ato finora l’ostacolo maggiore allo sviluppo di una pelle artificial­e che consentiss­e ai robot di percepire l’ambiente circostant­e e interagire con le persone. La pelle umana è dotata di cinque milioni di recettori: una pelle artificial­e di pari complessit­à richiedere­bbe una casa piena di computer per processare senza sosta le informazio­ni provenient­i dai sensori di un solo robot. Per superare questa difficoltà, i ricercator­i hanno sviluppato una pelle hitech che usa potere computazio­nale solo quando le cellule si attivano in risposta a una variazione dei parametri che monitorano: un comportame­nto identico ai recettori della pelle naturale, che si attivano ad esempio quando infiliamo una maglietta mentre ignorano i segnali quando la teniamo indosso.

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