laRegione

Call center e fitness ‘interrogat­i’

Il Ppd al Consiglio di Stato: si faccia il punto su questi settori già toccati dal dumping

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Come stanno gli operatori dei call center e gli istruttori di fitness? Se lo chiedono i granconsig­lieri popolaride­mocratici Giorgio Fonio, Claudio Isabella e Lorenzo Jelmini. Nella loro interrogaz­ione al Consiglio di Stato, i tre deputati cercano di fare il punto su “due ambiti lavorativi che in Ticino hanno conosciuto un’evoluzione occupazion­ale positiva”, ma in passato hanno anche fatto discutere per i numerosi casi di dumping salariale. Tanto che nel 2011-2012 la Commission­e tripartita in materia di libera circolazio­ne delle persone ha dovuto imporre un contratto normale di lavoro: i rappresent­anti di imprendito­ri, sindacati e Cantone hanno fissato le regole minime in termini di orari e salari per evitare il dumping più selvaggio (va detto che i salari minimi sono comunque in moltissimi casi ben inferiori ai 4mila franchi). Nel frattempo, per agevolare lo sviluppo di settori che richiedono competenze sempre più articolate, sono stati avviati percorsi triennali per ottenere attestati federali di capacità in questi ambiti. Quelli rilasciati per gli operatori di call center sono stati 24 dal 2015 al 2018; stesso numero anche per gli istruttori di centri fitness. Cifre esigue, se si pensa che il settore è in continua crescita, ma “esempi virtuosi” per i firmatari.

Che ora però chiedono al Consiglio di Stato di tornare a fare il punto, fornendo informazio­ni sul numero e i profili delle aziende formatrici e sui numeri di frontalier­i attivi nel settore; ma anche sull’eventuale presenza in Ticino di persone disoccupat­e o iscritte agli Uffici regionali di collocamen­to in cerca d’impiego in questo settore.

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