Sulla Cpi la parola al governo
Ex operatore condannato per coazione sessuale, dall’Up del Gran Consiglio il primo passo (formale) Agustoni ricorda: una richiesta trasversale. Le perplessità di Farinelli.
Nel merito della proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta non è ancora entrato. Nella riunione di ieri, tenuta come sempre prima dell’apertura della seduta del Legislativo cantonale, l’Ufficio presidenziale (Up) del Gran Consiglio un passo lo ha comunque compiuto. Anche se formale, imposto dalla legge. Ha chiesto al governo di esprimersi sull’istanza – formulata nero su bianco una decina di giorni fa da sette deputati, primo firmatario il popolare democratico Fiorenzo Dadò – di dar vita a una Cpi per fare piena luce sul mancato seguito (motivi e responsabilità), all’interno del Dipartimento sanità e socialità, delle segnalazioni fatte a suo tempo da alcune delle vittime dell’allora funzionario del Dss, attivo nel campo delle politiche giovanili, condannato lo scorso gennaio in primo grado per coazione sessuale, con riferimento a episodi avvenuti tra il 2003 e il 2004.
La presa di posizione dell’Esecutivo non sarà vincolante. Una volta ricevuta, e anche alla luce di questa, spiega alla ‘Regione’ il presidente del Gran Consiglio Claudio Franscella (Ppd), «come Up discuteremo la proposta, entrando quindi nel merito, e se si deciderà di andare avanti o saremo noi a elaborare il decreto istitutivo della Cpi, chiedendo ai gruppi parlamentare i nomi dei deputati dai quali intendono farsi rappresentare nella stessa, oppure assegneremo questo duplice compito a una commissione del Gran Consiglio». Nel caso Argo 1, per esempio, «era stata la Gestione a occuparsi di tali aspetti». L’ultima parola spetterà ad ogni modo al plenum: per mettere in piedi una Commissione parlamentare d’inchiesta serve la maggioranza assoluta del Gran Consiglio.
Musica del futuro. Ora si attende il parere del governo sulla richiesta dei sette deputati, praticamente di tutti i partiti. «Una richiesta – osserva il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni – che ha raccolto un sostegno trasversale, segno della volontà di tenere alta l’attenzione verso comportamenti totalmente inaccettabili da parte di chi è chiamato a lavorare con i giovani e nei confronti dell’Amministrazione, che deve essere in grado di reagire tempestivamente e in maniera efficace quando le vengono segnalati presunti abusi o atteggiamenti inadeguati». Per Ivo Durisch, alla testa dei granconsiglieri socialisti, una Cpi dovrebbe servire anche «per permettere a chi è stato tirato in ballo dal parlamento di potersi finalmente esprimere davanti a un organo del Gran Consiglio». L’allusione è a Ivan Pau-Lessi, all’epoca diretto superiore del 59enne collaboratore poi condannato. Da ricordare che a carico di Pau-Lessi non è mai stato avviato alcun procedimento penale in relazione al caso in questione. Così come va ricordato che il 59enne, che respinge le accuse, ha impugnato il verdetto di gennaio davanti alla Corte d’appello e di revisione penale, dove è pendente. Quel verdetto che il Consiglio di Stato ha cercato di ottenere. Invano. Anche il Tribunale federale gli ha infatti negato l’accesso alla sentenza, non avendo, il governo, avviato nessun procedimento (amministrativo). Ed è nel campo del governo la palla, rileva il capogruppo del Plr Alex Farinelli: «Una Cpi non ha alcuna prerogativa sulla magistratura, non avvia una procedura amministrativa». E fa un esempio recente, spiegando come «nel caso Argo 1 la Cpi non ha avviato alcuna procedura amministrativa, ma ha chiesto al Consiglio di Stato di farlo». Detta semplice: «Può convocare dei funzionari, può avere accesso a tutta la documentazione amministrativa, certo». Ma resta un punto, nell’argomentare di Farinelli: «Se il Consiglio di Stato non ha avuto accesso alla sentenza, non riuscirà nemmeno una ipotetica Cpi».
Dice il leghista Michele Foletti, già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’affaire Argo 1: «Non vedo quali mezzi in più possa avere una Cpi per ottenere una sentenza, peraltro non definitiva, che i giudici di Losanna hanno rifiutato al governo, respingendogli il ricorso. Personalmente ritengo che nella fattispecie un procedimento amministrativo avviato dal Consiglio di Stato sia sufficiente».
Secondo il liberale radicale Marco Bertoli, uno dei firmatari della richiesta di istituzione della Cpi e autore del rapporto amministrativo sul dossier Argo 1 disposto dal governo, la Commissione parlamentare d’inchiesta, qualora fosse costituita, «farebbe un’analisi dei fatti successi in un determinato periodo di tempo con l’obiettivo di suggerire eventuali correttivi per migliorare procedure in seno all’Amministrazione. Sarebbe sì opportuno chiedere e ottenere la sentenza di primo grado per individuare gli ambiti da verificare. Ma anche non avendola – rileva Bertoli – la Cpi potrebbe lavorare comunque».