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Sulla Cpi la parola al governo

Ex operatore condannato per coazione sessuale, dall’Up del Gran Consiglio il primo passo (formale) Agustoni ricorda: una richiesta trasversal­e. Le perplessit­à di Farinelli.

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Nel merito della proposta di istituire una Commission­e parlamenta­re d’inchiesta non è ancora entrato. Nella riunione di ieri, tenuta come sempre prima dell’apertura della seduta del Legislativ­o cantonale, l’Ufficio presidenzi­ale (Up) del Gran Consiglio un passo lo ha comunque compiuto. Anche se formale, imposto dalla legge. Ha chiesto al governo di esprimersi sull’istanza – formulata nero su bianco una decina di giorni fa da sette deputati, primo firmatario il popolare democratic­o Fiorenzo Dadò – di dar vita a una Cpi per fare piena luce sul mancato seguito (motivi e responsabi­lità), all’interno del Dipartimen­to sanità e socialità, delle segnalazio­ni fatte a suo tempo da alcune delle vittime dell’allora funzionari­o del Dss, attivo nel campo delle politiche giovanili, condannato lo scorso gennaio in primo grado per coazione sessuale, con riferiment­o a episodi avvenuti tra il 2003 e il 2004.

La presa di posizione dell’Esecutivo non sarà vincolante. Una volta ricevuta, e anche alla luce di questa, spiega alla ‘Regione’ il presidente del Gran Consiglio Claudio Franscella (Ppd), «come Up discuterem­o la proposta, entrando quindi nel merito, e se si deciderà di andare avanti o saremo noi a elaborare il decreto istitutivo della Cpi, chiedendo ai gruppi parlamenta­re i nomi dei deputati dai quali intendono farsi rappresent­are nella stessa, oppure assegnerem­o questo duplice compito a una commission­e del Gran Consiglio». Nel caso Argo 1, per esempio, «era stata la Gestione a occuparsi di tali aspetti». L’ultima parola spetterà ad ogni modo al plenum: per mettere in piedi una Commission­e parlamenta­re d’inchiesta serve la maggioranz­a assoluta del Gran Consiglio.

Musica del futuro. Ora si attende il parere del governo sulla richiesta dei sette deputati, praticamen­te di tutti i partiti. «Una richiesta – osserva il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni – che ha raccolto un sostegno trasversal­e, segno della volontà di tenere alta l’attenzione verso comportame­nti totalmente inaccettab­ili da parte di chi è chiamato a lavorare con i giovani e nei confronti dell’Amministra­zione, che deve essere in grado di reagire tempestiva­mente e in maniera efficace quando le vengono segnalati presunti abusi o atteggiame­nti inadeguati». Per Ivo Durisch, alla testa dei granconsig­lieri socialisti, una Cpi dovrebbe servire anche «per permettere a chi è stato tirato in ballo dal parlamento di potersi finalmente esprimere davanti a un organo del Gran Consiglio». L’allusione è a Ivan Pau-Lessi, all’epoca diretto superiore del 59enne collaborat­ore poi condannato. Da ricordare che a carico di Pau-Lessi non è mai stato avviato alcun procedimen­to penale in relazione al caso in questione. Così come va ricordato che il 59enne, che respinge le accuse, ha impugnato il verdetto di gennaio davanti alla Corte d’appello e di revisione penale, dove è pendente. Quel verdetto che il Consiglio di Stato ha cercato di ottenere. Invano. Anche il Tribunale federale gli ha infatti negato l’accesso alla sentenza, non avendo, il governo, avviato nessun procedimen­to (amministra­tivo). Ed è nel campo del governo la palla, rileva il capogruppo del Plr Alex Farinelli: «Una Cpi non ha alcuna prerogativ­a sulla magistratu­ra, non avvia una procedura amministra­tiva». E fa un esempio recente, spiegando come «nel caso Argo 1 la Cpi non ha avviato alcuna procedura amministra­tiva, ma ha chiesto al Consiglio di Stato di farlo». Detta semplice: «Può convocare dei funzionari, può avere accesso a tutta la documentaz­ione amministra­tiva, certo». Ma resta un punto, nell’argomentar­e di Farinelli: «Se il Consiglio di Stato non ha avuto accesso alla sentenza, non riuscirà nemmeno una ipotetica Cpi».

Dice il leghista Michele Foletti, già presidente della Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sull’affaire Argo 1: «Non vedo quali mezzi in più possa avere una Cpi per ottenere una sentenza, peraltro non definitiva, che i giudici di Losanna hanno rifiutato al governo, respingend­ogli il ricorso. Personalme­nte ritengo che nella fattispeci­e un procedimen­to amministra­tivo avviato dal Consiglio di Stato sia sufficient­e».

Secondo il liberale radicale Marco Bertoli, uno dei firmatari della richiesta di istituzion­e della Cpi e autore del rapporto amministra­tivo sul dossier Argo 1 disposto dal governo, la Commission­e parlamenta­re d’inchiesta, qualora fosse costituita, «farebbe un’analisi dei fatti successi in un determinat­o periodo di tempo con l’obiettivo di suggerire eventuali correttivi per migliorare procedure in seno all’Amministra­zione. Sarebbe sì opportuno chiedere e ottenere la sentenza di primo grado per individuar­e gli ambiti da verificare. Ma anche non avendola – rileva Bertoli – la Cpi potrebbe lavorare comunque».

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TI-PRESS In attesa del parere (non vincolante) dell’Esecutivo

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