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La prossima è Kobane

Il presidente Erdogan deciso a espugnare la città simbolo della resistenza curda in Siria L’offensiva turca continua a dispetto di proteste e pressioni delle capitali occidental­i. Evacuati i militari statuniten­si.

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Ankara/Damasco – Poi toccherà a Kobane. La città curda simbolo della resistenza all’Isis è uno dei prossimi obiettivi delle forze armate turche entrate in Siria. Gli ultimi militari statuniten­si l’hanno lasciata ieri. “Veramente c’è qualcuno che pensa che dovremmo andare in guerra con un membro della Nato come la Turchia?”, ha chiesto Donald Trump mettendo così fine a ogni discussion­e. Chi difenderà Kobane? All’indomani dell’annunciata intesa tra Bashar al Assad e i curdi (privi di alternativ­e) per frenare l’invasione turca, potrebbe essere l’esercito di Damasco, ma non è escluso che Assad stesso voglia prima lasciare che i curdi subiscano una “adeguata” lezione. Quella che Recep Tayyip Erdogan è deciso a impartire loro, a ogni costo e contro qualsiasi critica o pressione dalle capitali europee o da Washington. “È un passo vitale quanto l’operazione a Cipro del 1974”, ha affermato ieri il presidente turco, incurante delle “grandi sanzioni” evocate da Trump (con il quale sembra piuttosto interpreta­re un gioco di ruolo). Prima di dedicarsi a Kobane, in ogni caso, l’esercito di Ankara ha lanciato l’assalto a Manbij. In mattinata era stato lo stesso Erdogan a dare per imminente l’azione sulla città, portata inizialmen­te dalle milizie arabe alleate, alle quali il presidente ha sostenuto di voler lasciare il controllo della località a ovest dell’Eufrate, punto di passaggio tra la regione di Aleppo e quella di Raqqa. Secondo la tv di Stato siriana, nella città è però già entrato l’esercito di Assad. Per il momento le forze speciali turche restano nella retroguard­ia con i blindati. Per discutere dei rischi di un potenziale confronto militare diretto tra Ankara e Damasco ci sono state nelle ultime ore consultazi­oni tra i capi di stato maggiore di Russia e Turchia.

Il Cremlino ha escluso un intervento diretto, pur tornando a condannare la violazione dell’integrità territoria­le siriana, come ha fatto il presidente iraniano Hassan Rohani. I carri armati turchi sono stati schierati anche a Jarablus, pronti ad attraversa­re l’Eufrate verso est con ponti ad hoc per dirigersi verso i dintorni di Kobane. Ma la città, su cui Erdogan sostiene di avere un’intesa con Vladimir Putin, resta al momento fuori dai combattime­nti, in attesa di capire se il vuoto lasciato dagli americani verrà riempito dall’esercito di Assad.

Ankara sostiene di aver “neutralizz­ato” 560 miliziani curdi. Per l’Organizzaz­ione mondiale della sanità gli sfollati interni sono ormai 200mila, di cui 70mila bambini secondo l’Unicef; mentre un milione e mezzo di persone hanno bisogno di assistenza sanitaria.

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KEYSTONE Arrivano i loro

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