Vittime, il peso della credibilità
Torna in aula l’ergoterapista locarnese, dopo l’assoluzione in primo grado. Due giorni di processo L’accusa chiede 4 anni e tre mesi di carcere, contestando la prima sentenza. Oggi si esprimerà la difesa, che ribadisce la non colpevolezza.
Si giocherà in gran parte sulla credibilità delle vittime il processo in Appello all’ergoterapista locarnese, che nel dicembre del 2017 fu assolto dalla Corte delle Assise criminali di Locarno. I reati ipotizzati: ripetuta coazione sessuale su alcuni pazienti, sfruttamento dello stato di bisogno e ripetuta pornografia. Ieri mattina, nell’aula al primo piano del Pretorio di Locarno, la presidente della Corte d’appello Giovanna Roggero-Will, affiancata dai giudici a latere Chiarella Rei-Ferrari e Matteo Galante, ha ripercorso la vicenda, interrogando l’imputato 54enne e raccogliendo la sua versione.
L’atto d’accusa ipotizza sconfinamenti illeciti durante la cura dei pazienti: ha proposto servizi da fisioterapista senza averne i titoli, massaggiando quattro di loro (alcuni dei quali con seri problemi fisici e psichici) anche là dove non avrebbe mai dovuto: glutei, inguine e zona del ventre vicino ai genitali. In un caso andando pure oltre con i toccamenti. Ma l’uomo – che ha alle spalle una carriera brillante nel settore dell’ergoterapia (è stato pure insegnante alla Supsi) – ha negato tutti i reati che gli sono stati contestati, rispedendoli ai mittenti. Le vittime principali, in prima istanza, erano state considerate non credibili. Ieri la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, nella sua lunga e articolata requisitoria, ha cercato di ribaltare questa situazione, scaricando sulla prima Corte giudicante errori, mancanze di accertamenti e banalizzazione dei fatti. Fatti che, a suo dire, sono invece gravi e commessi consapevolmente dall’imputato. Avrebbe approfittato della fragilità e della debolezza psicofisica dei suoi clienti per soddisfare le proprie voglie: poco importa se questi non si siano neppure resi conto che quei massaggi avevano per il 54enne una connotazione sessuale.
‘Le contraddizioni dell’imputato’
Lanzillo ha passato in rassegna, caso per caso, le testimonianze delle vittime, intravedendo un modus operandi costante nell’agire dell’ergoterapista: ha sconfinato in comportamenti lascivi, approfittando dei rapporti confidenziali costruiti con i suoi pazienti, del fatto che le cure erano proposte a domicilio e facendo passare i suoi massaggi per terapie mediche.
Le vittime, stando alla procuratrice, non avevano ragione di mentire e le loro incertezze o incongruenze sono da ricondurre alla vergogna e a una certa qual reticenza dovuta alla paura. «Aspetto questo che la Corte di prima istanza non ha considerato, screditando incomprensibilmente le diverse versioni sulla base di considerazioni fuorvianti». La stessa Corte, per la procuratrice «non ha esaminato in modo rigoroso le contraddizioni dell’imputato. Solo quelle delle vittime». La sua richiesta di pena: 4 anni e tre mesi di carcere, più 10 anni di proibizione dall’esercitare la professione. La difesa (avvocato Daniele Iulucci), che interverrà oggi con un’arringa di tre ore, ha intenzione di smontare l’impalcatura accusatoria di Lanzillo: ribadendo la non credibilità delle vittime e l’innocenza dell’assistito da qualsiasi reato. Chiederà quindi la conferma dell’assoluzione e un risarcimento che, rispetto a quello di oltre 250mila franchi proposto in prima istanza, sarà maggiorato. Ricordiamo che l’uomo ha trascorso in carcere preventivo quasi nove mesi, prima di essere rilasciato (nel dicembre del 2017) e riottenere (un mese dopo) la licenza per continuare ad esercitare il mestiere di ergoterapista.