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La sfida del centro

- Di Valérie Baggi, candidata Generazion­e Giovani Ppd Ticino al Consiglio nazionale

Oggi più che mai viviamo in un mondo dominato da opinioni posizionat­e sugli estremi dello scacchiere politico. Sembriamo attratti unicamente dalle opinioni più eccentrich­e e radicali trascurand­o quelle più complesse ed esigenti giudicate di primo acchito “noiose”. Possiamo constatare nei Paesi a noi vicini quanta instabilit­à provochi questa dinamica.

Le condizioni di vita nel nostro Paese, sempre migliorabi­li ma invidiate quasi ovunque nel mondo, sono il frutto (…)

(…) di un processo inverso dominato dai partiti di centro che hanno svolto un ruolo determinan­te per definirne l’identità. Il nostro sistema è complesso. È organizzat­o su tre livelli territoria­li, suddiviso in 26 cantoni, frammentat­o in ben quattro lingue nazionali, religioni e culture diverse. Il costante dialogo tra tutte queste componenti ha trasformat­o, grazie a politiche attente e flessibili, l’eterogenei­tà in ricchezza. Questo processo è sempre stato guidato dalla preoccupaz­ione di mettere al centro la persona umana, non ideologie o paure. I partiti di centro, per il loro posizionam­ento e la loro natura sono in grado di recepire i bisogni e le sensibilit­à della popolazion­e senza cadere in impeti eccessivi. Vorrei dimostrare con un esempio questa mia posizione.

La migrazione è un tema attuale e molto importante che mi sta particolar­mente a cuore per le esperienze di volontaria­to effettuate e un lavoro di bachelor svolto nell’ambito. Leggo e sento troppo spesso slogan e interi dibattiti declinati con toni che suscitano unicamente paure. Da una parte c’è chi grida che la Svizzera sta perdendo la propria identità a causa di una politica d’immigrazio­ne troppo soft; dall’altra c’è chi contesta alla Svizzera di non rispettare i principi umanitari che fanno altrettant­o parte della sua identità.

C’è troppa confusione. Per esempio bisognereb­be fare chiarezza sulla distinzion­e tra migranti economici e rifugiati politici. Senza operare i necessari distinguo, senza andare oltre lo slogan, si porta il cittadino ad assumere una posizione di diffidenza, di chiusura di fronte all’altro, si porta il cittadino ad adottare la stessa soluzione per situazioni diverse. Una politica di centro deve essere in grado di precisare che i rifugiati politici rispondono alla definizion­e contenuta nella Convenzion­e di Ginevra del 1951 riguardant­e le persone perseguita­te mentre i migranti economici sono persone in cerca di lavoro ma non vittime di persecuzio­ne. La Svizzera deve pertanto saper accogliere con generosità i rifugiati politici (in accordo con i suoi impegni internazio­nali) e nel contempo saper gestire la migrazione economica – che volenti o nolenti sarà sempre più importante – valorizzan­dola ma facendo attenzione a difendere le legittime necessità dei suoi cittadini.

Infine, il mio impegno vuole essere una sfida per il centro stesso, che non deve ridursi alla ricerca di “vie di mezzo”, ma trasformar­si in un luogo di dialogo effettivo in grado di far emergere soluzioni creative.

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