Molino, Gobbi tace sui costi della manif
Resta un segreto il costo del dispositivo delle forze dell’ordine dispiegato per controllare che la manifestazione del 14 settembre scorso a favore dell’autogestione non sconfinasse in centro oltre la zona rossa delimitata dal Municipio di Lugano.
Dopo la risposta evasiva fornita nella seduta di lunedì 7 ottobre dal titolare del Dicastero polizia di Lugano Michele Bertini, nemmeno il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, ieri in Gran Consiglio, ha dato elementi soddisfacenti. Perlomeno agli occhi del deputato leghista Boris Bignasca che ha presentato l’interpellanza e si è dichiarato insoddisfatto della risposta evocando il principio “forti con i deboli e deboli con i forti”. I costi non possono essere divulgati, ha detto in sostanza Gobbi, per motivi di sicurezza e per non svelare dettagli che potrebbero compromettere altri interventi futuri del genere. In ogni caso, è stata chiesta la presenza di una quarantina di poliziotti dalla Romandia, ognuno dei quali costa 200 franchi all’ora mentre per gli agenti della cantonale la spesa è di 120 all’ora. Non esistono elementi oggettivi neanche sulla presunta partecipazione di manifestanti da oltre confine e dalla Svizzera interna: ciò non significa che non ci fossero residenti all’estero al corteo. Rispetto invece alle mancate sanzioni nei confronti di coloro che hanno sfilato con il volto coperto, Gobbi ha spiegato che è stato ritenuto inopportuno infliggere multe ai partecipanti per evitare l’inasprimento della situazione. Il titolare del Dipartimento istituzioni ha inoltre condannato i toni e gli insulti rivolti all’autorità, alle persone che rappresentano lo Stato e «al sottoscritto», mentre durante la manifestazione non autorizzata ma tollerata dall’esecutivo cittadino sono stati commessi reati a querela di parte, per cui non sono disponibili dati oggettivi. La manifestazione ha richiamato alcune centinaia di persone lungo le strade della città che hanno sfilato per rivendicare il diritto all’autogestione contestando la decisione del Municipio di Lugano, avallata dal Consiglio comunale, di non prevedere uno spazio per il centro sociale nel progetto dell’ex macello. Bignasca ha criticato anche il comunicato diffuso al termine del corteo da parte della Polizia cantonale, che aveva parlato di un corteo in cui, tutto sommato, non c’erano stati particolari problemi di ordine pubblico.