Le quote, la ‘vexata quaestio’
Già, la “vexata quaestio”, la questione tormentata di ogni elezione nel nostro Paese, non poteva non rispuntar fuori anche per l’appuntamento del 20 ottobre prossimo. A parlarne stavolta in prima serata sul canale Rsi La1, di domenica 6 ottobre – tanto per cambiare – quattro uomini. La vexata quaestio in questo caso è la discussione sulle cosiddette “quote rosa”. Discussione appena sfiorata va pur detto ma che ha fatto ugualmente vedere (con un’eccezione) che o non si capisce, o non si vuol capire. Non si capisce che lo stabilire una quota per la presenza di donne sia sulle liste, sia a livello di mandati effettivi, con la qualità (chi la può misurare tra l’altro?) proprio non c’entra. Infatti come si giustificherebbe altrimenti il fatto che tutt’ora, e cioè senza quote, siano presenti in politica sia uomini che donne di qualità e di minor qualità? Le quote obbligano semplicemente i partiti e i gruppi in questione a cercare con più impegno ed approfondimento candidate e candidati, ciò che può anche essere un vantaggio per la qualità, perché può darsi che costringa a lasciar a casa proprio l’uomo di minor qualità. Dove sta scritto infatti che dev’essere la donna di minor qualità, dato che genere e qualità non sono sinonimi? Le quote sono uno strumento per giungere ad un’equità dovuta anche alle donne in politica e per rendere operanti anche per esse quelle opportunità concesse da secoli agli uomini. Oppure si crede che le donne in politica siano privilegiate? Il telegiornale della Svizzera tedesca del 5 ottobre scorso sfata in modo inequivocabile questa tesi. Le elezioni nazionali di quest’anno vedono una partecipazione del 41 percento di donne. Uno studio, promosso dall’Università di Zurigo, mostra che solo il 32 percento delle candidate appare nei media. Questo dopo aver analizzato la stampa svizzera scritta e online. Un chiaro svantaggio per le donne, dice il ricercatore Fabrizio Gilardi, che si meraviglia di questo anche perché il tema della parità sembrava essere quest’anno prominente. Perché questa latitanza mediatica quindi? Dipende dai giornalisti? Sì, sono loro a decidere chi intervistare, dice il ricercatore. Sia le giornaliste che i giornalisti rispecchiano i comportamenti della società – ha aggiunto la specialista dei media – e i modelli, gli stereotipi, i pregiudizi sono duri a morire. La discussione su donne, quote e qualità ne è uno dei tanti esempi.