Le promesse del 5G
Swisscom, Aiti e Camera di commercio sulle future opportunità tecnologiche
Il colosso delle telecom ammette errori nel promuovere la connettività ultraveloce e punta a informare sulle occasioni di crescita e lavoro
Una chiesetta a picco sul mare, un matrimonio. Un’aria dal Sansone e Dalila di Saint-Saëns. Il padre della sposa sorride orgoglioso, ma sullo smartphone gli arriva un avviso: un’emergenza. Il distinto signore non fa una piega: esce sul sagrato, infila un paio di occhiali futuristici, si connette a un ospedale robotizzato chissà dove, e con gesti da direttore d’orchestra opera al cuore una giovane paziente (bellissima, per essere in fin di vita). Poi torna in chiesa, in tempo per il sì. «Mon coeur s’ouvre à ta voix...».
Si apre con uno spot di Telecom Italia l’incontro con la stampa organizzato a Lugano dall’Associazione industrie ticinesi (Aiti), dalla locale Camera di commercio e da Swisscom per illustrare il potenziale del 5G. L’intento è evidente: dopo che la nuda proposta di connessioni più veloci ha spaventato parte della popolazione – preoccupata dalle presunte conseguenze dell’elettrosmog e dall’idea di trovarsi davanti al fatto compiuto – gli attori del settore puntano a tranquillizzare e sensibilizzare. «Abbiamo commesso un errore», ammette la responsabile delle Pubbliche relazioni di Swisscom Ivana Sambo: «Invece di fare una promozione ‘aggressiva’, ora è importante spiegare a cosa serve il 5G, compreso il fatto che questa tecnologia può effettivamente salvarti la vita». Il cardiologo, dicevamo; ma c’è anche il ticinese Dos Group, che sta sviluppando tecnologie di primo soccorso impensabili senza la capacità e la rapidità di risposta del 5G. «Un’evoluzione, non una rivoluzione», precisa comunque Sambo. Il direttore di Aiti, Stefano Modenini, si china sui dati e sulle previsioni dell’Università della California a Berkeley, e ricorda che i nuovi sviluppi potrebbero creare quasi 140mila nuovi impieghi solo in Svizzera entro il 2030. Si va dall’internet delle cose – fino a 20 miliardi di oggetti connessi nel mondo entro il 2020 – alle città ‘smart’ e sostenibili. Non è tutto rose e fiori. Intanto perché la privacy di una mole ciclopica di dati rimane incerta. Poi perché in un mondo di cambiamenti così rapidi – non sarà una rivoluzione, ma insomma – occorrerà (ri)formare costantemente una parte dei lavoratori: per Modenini «anche la formazione professionale deve puntare su competenze trasversali, l’eccessiva specializzazione non può essere il futuro». Del tema si è poi discusso anche ieri sera al Palazzo dei congressi di Lugano, in un convegno dedicato alle opportunità economiche e tecnologiche, ma anche sociali. Opportunità che – come sempre accade quando ci si lancia verso novità enormi – esaltano e favoriscono alcuni, ma spaventano altri. «Mon coeur s’ouvre à ta voix»? Dipende se c’è campo.