Attivisti per il clima chiedono il sostegno dei sindacati
Il movimento svizzero di lotta al cambiamento climatico Strike for Future (sciopero per il futuro) sta pianificando un’astensione dal lavoro a livello nazionale per il 15 maggio dell’anno prossimo, sulla falsariga dello sciopero delle donne dello scorso 14 giugno. Gli attivisti cercano l’appoggio dei sindacati, per ragioni organizzative ma anche perché persuasi che la crisi climatica è indissolubilmente legata alle questioni sociali.
Nel giorno in cui l’Accademia svizzera di scienze naturali ha reso noto che i ghiacciai svizzeri hanno perso oltre il 10% del loro volume negli ultimi cinque anni, ieri il movimento ha indicato che intende ampliarsi, coinvolgendo attivamente anche altri settori della società e non solo i giovani. Durante una conferenza stampa gli ambientalisti Jonas Kampus e Jelena Filipovic, hanno precisato di aver presentato una richiesta ufficiale di collaborazione con i rappresentanti all’Unione sindacale svizzera (Uss), con la quale, da maggio, si sono già tenuti diversi colloqui. Contattato da Keystone-Ats, Matthias Preisser, portavoce della federazione sindacale, ha confermato che l’organizzazione ha ricevuto la domanda. Gli organismi competenti ora se ne occuperanno. Le richieste, le preoccupazioni e gli obiettivi del movimento climatico sono visti con grande simpatia dall’Uss, ha aggiunto Preisser. I sindacati sono da tempo consapevoli della necessità di una svolta ecosociale della società, ma al centro delle loro attività rimangono le questioni sociali. L’Uss potrebbe decidere di partecipare allo sciopero nazionale sul clima al più presto il 15 novembre, in occasione dell’assemblea dei delegati. Gli attivisti non temono di essere fagocitati dai sindacati, ha dichiarato Kampus. Quanto avvenuto in Germania dimostra l’efficacia della mobilitazione in cooperazione con le organizzazioni sindacali. Inoltre, ha fatto notare l’ambientalista, i lavoratori negli scorsi mesi hanno già partecipato alle varie manifestazioni per il clima tenute in Svizzera. Gli attivisti hanno però sottolineato che non intendono concentrarsi sui sindacati, ma piuttosto sui lavoratori. Vogliono quindi rivolgersi direttamente alle aziende per mobilitare i dipendenti.