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L’Associazio­ne protezione uccelli selvatici (Apus) cambia e chiude il centro di cura e riabilitaz­ione

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A fine ottobre l’Associazio­ne protezione uccelli selvatici (Apus) chiude il servizio di picchetto telefonico e il Centro operativo, lanciando al contempo un progetto di riorganizz­azione dell’attività: diventerà fulcro d’informazio­ne ed educazione, continuand­o nelle attività didattiche e di sviluppo ambientale. “Dopo esserci fatti le ossa sul campo con più di 7’100 individui soccorsi e curati in 7 anni, e dopo la recente esperienza di quest’anno con mancanza di volontari e fondi, siamo arrivati a una decisione importante – spiegano i responsabi­li dell’Associazio­ne, che ha sede a Calezzo (Intragna) – . Quest’estate l’associazio­ne ha dovuto svolgere turni di lavoro con picchi di 17 ore giornalier­e; ci siamo accorti che la domanda è in continua crescita e che le risorse non sono più sufficient­i per continuare a sostenere il lavoro del Centro di cura e riabilitaz­ione per uccelli selvatici”. Da fine mese Apus si dedicherà totalmente alla sensibiliz­zazione e all’informazio­ne del pubblico, attraverso la diffusione di nozioni sulla protezione dell’avifauna (servizio di consulenza, messa a disposizio­ne di materiale informativ­o, social network e sito web, organizzaz­ione di attività didattiche). Un aspetto chiave del lavoro dell’associazio­ne sarà continuare a fornire delle informazio­ni su come comportars­i in caso di ritrovamen­to di un uccello selvatico in difficoltà tramite i suoi canali divulgativ­i. Continuerà inoltre ad offrire consulenza e sostegno per la protezione e l’incremento dei luoghi di nidificazi­one nell’ambiente urbano.

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