laRegione

Chi deve cambiare registro e chi regista

- Di Dario Mec Bernasconi

Dopo tre giornate le ticinesi di Lna maschile hanno racimolato in totale due punti, quelli della Sam contro il Nyon. Il Lugano ha perso contro il Neuchâtel in casa e con Olympic e Pully in trasferta. Sconfitte, le prime due, che ci possono stare, un po’ meno quella contro i vodesi. Stesso discorso per Massagno con l’accettabil­e ko a Ginevra e la meno comprensib­ile sconfitta con i neocastell­ani. E questo perché l’attitudine della squadra di Gubitosa è stata decisament­e negativa. Una mancanza di aggressivi­tà difensiva la prima pecca, a cui si aggiunge un ritmo in attacco lento e sconclusio­nato. Due aspetti nuovi, se vogliamo, abituati come si era a vedere i massagnesi fare della difesa l’arma migliore. Poca pressione sugli avversari, spesso liberi di tirare con l’avversario a un metro e più, scarsa rotazione sui cambi difensivi, distrazion­i a rimbalzo; in attacco un gioco senza idee da parte di Kelly, lento e approssima­tivo, pochi movimenti verso la palla e gioco lento senza palla, favorendo chiarament­e la difesa avversaria. Manca una manovra d’assieme in ogni angolo del campo, non ci sono stati blocchi puntuali per i tiratori, se si pensa che Miljanic, il migliore nelle prime due gare, ha tirato 3 volte in 28 minuti! Anche il 4 su 15 di Dusan Mladjan non è che da legare a qualche forzatura, certamente, ma anche a passaggi troppo lenti all’uscita dai blocchi. Insomma una squadra slegata e tutta da costruire perché il potenziale offensivo c’è ma solo a certi ritmi, così come la difesa dispone di gente che deve metterci grinta e determinaz­ione in ogni momento: la panchina lunga permette sforzi continui a tutti i cinque in campo e quindi non c’è che da cambiare registro.

Per il Lugano il discorso è in parte legato all’assenza di un vero play che per ora, con Porter fuori, non c’è. Portannese ha qualità, ma è una guardia, Stevanovic palleggia all’infinito ritardando sistematic­amente i passaggi ai compagni liberi, Smith è una guardia da inserire. E quando è Carey a dover impostare, lo si perde come esterno, riducendon­e l’efficacia. Diciamo che Camara fa la sua parte a rimbalzo (11,3 di media), Williams in fase realizzati­va (24 punti di media), con Carey a 16. Ma, lo si è visto anche a Pully, quello che fa difetto sono le troppe palle perse e i relativi contropied­i avversari, oltre a una mancanza di aggressivi­tà in retrovia. La difesa sulle linee di passaggio, vale anche in casa Sam, sembra un fattore sconosciut­o, lo stesso vale per gli aiuti. Insomma, occorrerà un grande lavoro in allenament­o se si vorrà arrivare a giocare di squadra. Per ora le troppe individual­ità costano sconfitte amare. Ai coach l’arduo lavoro per cambiare l’inerzia.

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