L’emergenza climatica e la necessità di agire in fretta
L’estate che abbiamo lasciato alle spalle porta con sé alcune indelebili tracce di antropocene, la prima era geologica dove è ormai l’umanità a dettare le sorti planetarie. Alla mente rimangono la prima ondata canicolare con una notte tropicale al Pizzo Matro (2’100 m), l’orso polare siberiano che ha dovuto fare diverse centinaia di chilometri per cercare cibo, la spaventosa ondata canicolare in India-Pakistan con 50 gradi e lo scioglimento senza precedenti del ghiaccio artico come pure del ghiacciaio del Basodino dopo un inverno molto nevoso.
Nonostante i segnali del clima che cambia sotto l’impulso delle attività umane siano inequivocabili, il problema climatico è purtroppo ancora sottovalutato. Ascoltando i dibattiti elettorali sembra che tutti sono a parole favorevoli ad una protezione del clima. Nei fatti la maggioranza dei salotti televisivi però si squaglia. Tra chi continua a difendere il diritto di inquinare in totale libertà a chi si nasconde dietro la necessità di un’innovazione che verrà, quando già ci sono gran parte delle tecnologie necessarie, tra chi si oppone a priori a nuove tasse di disincentivo (nota bene redistribuite alla popolazione per premiare i virtuosi e tenendo in considerazione redditi e zone periferiche) ma poi boccia anche un massiccio ampliamento degli incentivi, sembra esserci una gara a posticipare le misure efficaci.
Gli studi più recenti indicano chiaramente che se si vuole rispettare l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale sotto i 2 gradi bisogna ridurre le emissioni globali del 3% all’anno. Non abbiamo più tempo a disposizione per continuare a fare poco magari tentando di giocare la presunta carta di una “Svizzera come esempio a livello mondiale”. Se si considerano tutti i consumi la Svizzera si trova nei primi 20 posti a livello mondiale per emissioni pro capite di gas serra e la sua piazza finanziaria (incluse le casse pensioni) moltiplica per 20 le emissioni dell’intero Paese. Una politica seria ed incisiva di protezione del clima implica tutta una serie di decisioni coraggiose. L’uscita completa dai combustibili fossili e la loro sostituzione con le energie rinnovabili è sicuramente l’obiettivo primario da raggiungere entro il 2030-2050 anche per trattenere in Svizzera 15 miliardi di franchi. La mobilità dovrà diventare più collettiva e basata sulla propulsione elettrica e il trasferimento delle merci su rotaia. Nell’alimentazione si dovrà favorire il consumo di proteine vegetali, riducendo la produzione di carne e latticini nelle zone di pianura e adottando sistemi di coltivazione biologici. Ogni secondo un metro quadrato di terreno viene cementificato. La produzione di cemento è in gran parte basata sul fossile. Fermare la speculazione edilizia è quindi un chiaro atto in favore del clima.
I Verdi da oltre 30 anni propongono con competenza valide soluzioni. Grazie alla lista Verdi e Sinistra Alternativa gli elettori e le elettrici ticinesi possono ora scegliere il 20 ottobre quel cambiamento swiss made in favore della salvaguardia del clima.