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Battiti di salvezza

Nel 2018 il 60% delle vittime di arresto cardiaco è sopravviss­uto: era solo il 25% nel 2005

- di Lorenzo Erroi

Ticino Cuore presenta i risultati di uno sforzo capillare di formazione e presenza sul territorio. Il 21% dei residenti è formato per la rianimazio­ne.

Ogni anno l’arresto cardiaco colpisce fino a 350 ticinesi – uno su mille –, ma questa non è una novità. Nuovo, piuttosto, è il fatto che mai così tante persone siano riuscite a scamparne: il tasso di sopravvive­nza nel 2018 è stato del 60%, un record storico, ancora più notevole se si pensa che ancora nel 2005 si era fermi al 25% (ovvero l’attuale tasso di sopravvive­nza nel resto della Svizzera, a star larghi: vedi accanto). A giocare un ruolo fondamenta­le è la rapidità dei soccorsi. Strategica è una rete capillare di ‘first responder’: cittadini che possono soccorrere chi è colpito prima dell’arrivo di medici e infermieri; costoro possono contare sugli oltre 1’200 defibrilla­tori situati nei punti strategici del Cantone, come centri sportivi, scuole, uffici pubblici e aziende. Il risultato si deve anzitutto all’impegno di Ticino Cuore (Tc), la fondazione nata da una partnershi­p tra la Federazion­e cantonale ticinese servizi autoambula­nze e il Cardiocent­ro che ha presentato ieri i suoi risultati.

Tanti soccorrito­ri

Dal 2005, anno della sua creazione, Tc ha formato oltre 95mila residenti per farne dei first responder: il 21% della popolazion­e ticinese. L’istituzion­e nel 2002 di un registro cantonale per l’arresto cardiaco extraosped­aliero – Tireca, a tutt’oggi l’unico in Svizzera – ha permesso di mappare le zone di rischio e potenziare così le misure di supporto e prevenzion­e. Decisiva è stata anche l’introduzio­ne nel 2014 di un’app che permette al 144 di allertare i primi soccorrito­ri e fornire loro le coordinate dell’evento, in modo da ottenere un intervento tempestivo: sviluppata insieme al ticinese Dos Group – e anch’essa una prima svizzera – ha consentito di combinare geolocaliz­zazione e primo soccorso e ha contribuit­o a portare il tasso di risposta attuale addirittur­a al 98 per cento.

Basta un primo corso di quattro ore per imparare a riconoscer­e un arresto cardiaco e a padroneggi­are tecniche di rianimazio­ne cardiopolm­onare e di defibrilla­zione. Ed è proprio sulla strada della formazione che si intende proseguire, spiega il direttore Claudio Benvenuti: «In particolar­e vorremmo riprendere la formazione come first responder dei ragazzi di quarta media, un servizio molto richiesto dalle stesse scuole che ci permette di formare i soccorrito­ri del futuro. Per questo sarà fondamenta­le il supporto del Cantone». Ma il soccorso passa anche dall’analisi degli eventi: in questo senso, spiega Benvenuti, «intendiamo capire meglio le caratteris­tiche che influenzan­o l’incidenza degli arresti cardiaci. Sappiamo ad esempio che il tasso di sopravvive­nza è più elevato fra gli uomini che fra le donne, ma solo un’analisi più accurata dei dati ci permetterà di capire che ruolo giochino i fattori genetici e cosa invece dipenda da altre variabili, ad esempio il fatto che la donna si trovi più spesso sola in casa» (è proprio in casa che si verifica la stragrande maggioranz­a degli arresti cardiaci). Studi del genere servono anche a «introdurre modelli di calcolo predittivo per migliorare la presa a carico del paziente».

La formazione, più che la legge

Intanto l’Italia – dove il tasso di sopravvive­nza resta fermo al 15% – ha appena introdotto una legge per rendere obbligator­ia “una diffusione capillare dei defibrilla­tori in tutti i luoghi di lavoro con più di 15 dipendenti”, oltre che “nelle scuole, nelle università, nei porti, negli aeroporti e su tutti i mezzi di trasporto che hanno una tratta superiore alle due ore senza fermate intermedie”. Una misura che però lascia tiepido Benvenuti: «Non spingiamo per una legge di questo tipo. In fin dei conti l’utilità, poniamo, di un defibrilla­tore a ogni piano di un hotel è minima se poi non c’è nessuno in grado di intervenir­e. Lavoriamo piuttosto sulla formazione e la sensibiliz­zazione delle persone e delle istituzion­i».

Ieri la fondazione ha annunciato anche un cambio al vertice: l’attuale vicepresid­ente Dr. Alessandro Del Bufalo prenderà il posto del presidente Dr. Romano Mauri, alla guida del Tc fin dalla sua nascita.

Ogni anno, inoltre, Tc promuove il premio ‘Cavaliere del cuore’ per chi si è distinto negli interventi salvavita; da quest’anno è stato istituito anche il Premio Ticino Cuore, dedicato a “persone e istituzion­i che hanno realizzato studi scientific­i, ricerche, iniziative o progetti volti al migliorame­nto della sopravvive­nza e/o della qualità della vita di chi è colpito da un evento cardiaco acuto”. I partecipan­ti dovranno essere almeno in parte operanti in Ticino, e il premio di 1’500 franchi potrà essere assegnato a un singolo vincitore o ripartito fra più candidati.

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Fondamenta­le rianimare entro cinque minuti INFOGRAFIC­A LAREGIONE/DATI: TICINO CUORE

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