‘Nel mio Paese non respiravo più…’
«È quasi un anno che sono qui...».
Esfandiar, quarantenne curdo viene dall’Iran. Nel suo Paese ha studiato e ha messo in piedi una ben avviata attività imprenditoriale. «Perché non mi trovano più nel mio Paese? Arriva un tempo che non respiri più... devi uscire, devi partire. Dentro ti senti svuotato. Credo di aver avuto da sempre un grande bisogno di giustizia, di verità. Ho cercato di capire molte cose del mio Paese, di molte persone e questo non è piaciuto al regime. Nessuno vorrebbe lasciare la propria famiglia, non lo si fa per soldi, per cercare un paradiso. Lo fai perché avverti un ‘problema’».
Nella sua regione di origine in molti credono che Esfandiar abbia fatto fortuna, che sia diventato benestante: «Non riescono ancora a credere che vivo in un centro d’accoglienza. Tornare in Iran? No, è difficile, quando tu ti lasci alle spalle tutta la tua vita... Questo tipo di governo vuole impedire di vivere alla gente che vuole capire. Siamo una palla con cui loro giocano. Io sono un problema per loro in Iran. E ora che sono in Svizzera? Continuo ad essere un uomo scomodo? Più solo che scomodo, c’è in me una grande nostalgia, e più imparo l’italiano e più mi è facile comunicarla. In me viene fuori un grande desiderio di cambiamento, quel desiderio di ritrovare sé stessi. I migranti non sono un unico corpus, non hanno abbiamo tutti la stessa storia...».