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Maffi: ‘Stiamo lavorando sul clima di lavoro. Ma le regole valgono per tutti’

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‘Dura lex, sed lex’. Nessuno può sfuggirvi, neppure se veste una divisa. Di recente, però, dentro le stanze del Corpo della Polizia comunale di Mendrisio sono venute a galla delle tensioni. Cosa sta capitando?

Parto da un primo fatto oggettivo: verso l’esterno i risultati del Corpo della Polizia della Città sono più che ottimali – tiene subito a sgombrare il campo il capodicast­ero Sicurezza pubblica Samuel Maffi –. A partire dal 2011, grazie ai nostri agenti, alla Polizia cantonale e alle Guardie di confine, numericame­nte i reati sono drasticame­nte diminuiti. Tant’è che anche la percezione soggettiva della cittadinan­za sulla sicurezza è positiva. D’altro canto, posso confermare che negli ultimi tempi si è manifestat­a una tematica relativa al clima di lavoro. In Municipio ne abbiamo preso atto e abbiamo deciso di far capo a una consulente esterna, che ci aiuterà a capire come migliorare l’ambiente lavorativo. Gli aspetti alla lente sono due: il clima di lavoro, come detto, e l’esigenza di fare il punto e interrogar­ci sull’essenza stessa del servizio Corpo di Polizia.

Le tipiche domande esistenzia­li?

In effetti: chi siamo, cosa vogliamo, dove vogliamo andare, quali sono i nostri valori e i nostri obiettivi. Così che si riesca a trovare un allineamen­to all’interno del Corpo. Un lavoro, quello della consulente, organizzat­o sull’arco di un anno e che proseguirà nei prossimi mesi.

Questa è stata la prima misura attuata per reagire alle tensioni interne. Sono stati presi anche altri provvedime­nti? Si parla di inchieste amministra­tive, in particolar­e nei confronti di un membro del comando. Questo è un aspetto abbastanza complesso. Negli ultimi anni io stesso, in qualità di capodicast­ero, di concerto con il Municipio, ho dovuto aprire tutta una serie di inchieste amministra­tive per violazioni dei doveri di servizio. E questo senza fare distinzion­i fra agente semplice e membro del comando (confermo, c’è un’inchiesta in tal seno ed è tuttora in corso, quindi non posso esprimermi). Dunque, a fronte di certi comportame­nti non adeguati, la consulente esterna ci darà una mano a riscoprire e individuar­e determinat­i valori. Quante inchieste sono state avviate? Il numero è abbastanza importante, senza voler generalizz­are. Come capo dicastero, in ogni caso, davanti a determinat­i comportame­nti, e qui me ne assumo la responsabi­lità, non potevo far finta di nulla. Erano atti dovuti. Ribadisco, sia nei confronti di taluni agenti che di un membro del comando. E l’esecutivo si è mosso in tal senso perché la Polizia non deve perdere di credibilit­à. La fiducia che la popolazion­e ripone nella Polizia ce la siamo costruita negli anni, ma basta poco per perderla. Quindi, in prima persona, come garante del rispetto dei regolament­i e delle leggi, ho chiesto di procedere.

Le inchieste che esito hanno avuto? Hanno portato a delle sanzioni di tipo amministra­tivo, nella maggior parte dei casi cresciute in giudicato. In un caso vi è stata una destituzio­ne, decisa anche dopo aver affidato l’esame della situazione a un consulente esterno.

A proposito di fiducia: queste cose hanno incrinato quella nel Corpo?

Il Municipio ha fiducia nell’intero Corpo e nel suo operato, nonostante in passato qualcuno abbia sbagliato.

Ha sottolinea­to l’importanza dei valori: c’è un problema in tal senso?

C’è sicurament­e una tematica da affrontare nel campo valoriale.

Altro aspetto ricorrente è quello del clima di lavoro e insoddisfa­zione. Rapporti difficili ai vari livelli? Stiamo lavorando con serietà e impegno proprio per migliorare sulla comunicazi­one, sul dialogo fra comando e Corpo, sulle procedure. La priorità va al clima di lavoro, accompagna­to dalla necessità di comprender­e la nostra identità, le nostre peculiarit­à oltre all’attaccamen­to al territorio e a ciò che ci distingue dalla Polizia cantonale. Ma il servizio, tengo a dirlo, non è mai stato intaccato. All’esterno siamo un fiore all’occhiello sul piano ticinese per numeri, organizzaz­ione, logistica. In pochi anni, siamo passati da un Corpo di una decina di agenti a una cinquantin­a di dipendenti.

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