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Mondo Dimitri, ‘c’è armonia’

Licenziame­nti? Deficit? Tensioni? Il presidente della Fondazione torna a smentire la Rts

- Di Beppe Donadio

Cade dalle nuvole il figlio del celebre clown: ‘Non è corretto, il clima è sereno, sono in corso cambiament­i gestionali, ma economicam­ente nulla è cambiato negli ultimi trent’anni’.

Per la Rts, “Rien ne va plus” al Teatro Dimitri. Stando al servizio dello scorso sabato, dell’istituzion­e ticinese fondata nel 1971 dal celebre clown scomparso nel luglio del 2016 “si parlerebbe già al passato”. Il quadro prospettat­o nella Svizzera francese, dalle tinte autenticam­ente cupe, era stato ribaltato nella serata di domenica scorsa da un comunicato della Fondazione a firma del presidente David Dimitri, figlio del clown. Ridimensio­nato il numero dei licenziame­nti (non la metà dei collaborat­ori, ma due soltanto), bacchettat­a la Rts per avere diffuso informazio­ni “non comprovate”, fondate “su fonti anonime”; l’Universo Dimitri è soltanto “nel pieno di una ristruttur­azione che si prefigge di creare le basi di un futuro di successo e sostenibil­e”. Il presidente, contattato dalla ‘Regione’, entra personalme­nte nel merito.

David Dimitri, qual è il tuo umore dopo quanto appreso dalla Rts?

Siamo tristi che una Fondazione come la nostra, pubblica, che non ha uno scopo di lucro, venga messa in una così pessima luce, un’istituzion­e che s’impegna da cinquant’anni con enorme sforzo e sacrificio per portare speranza e allegria alla gente.

Avete smentito l’intera notizia. Allora perché queste voci?

Bisognereb­be chiedere ai colleghi della Rts come mai. Io posso fare solo supposizio­ni, ma la realtà delle cose è che cadiamo davvero dalle nuvole.

Passiamo in rassegna quanto si dice: l’universo Dimitri è davvero un ambiente deteriorat­o?

No, il clima è ottimo, l’atmosfera è armoniosa. Abbiamo un team molto motivato a proseguire la missione del fondatore Dimitri, un gruppo di persone con il quale è un piacere lavorare. È constatabi­le di persona, in occasione degli spettacoli. Oggi coinvolgia­mo gli studenti, apriamo loro le porte, li invitiamo a presentars­i, a suonare, a fare spettacoli. C’è un ambiente che definirei dinamico.

Possiamo dare il numero esatto delle persone licenziate?

Sono in tutto due. Con entrambi siamo rimasti in rapporti amichevoli. Nel merito di motivi specifici non posso entrare, per questioni di privacy. In precedenza una collaborat­rice si era spostata nell’Accademia, restando dunque integrata nel mondo Dimitri. Ora siamo in dodici.

Rts riporta presunti problemi finanziari. C’entrano con la ristruttur­azione che annunciate?

È bene dire che sin dal momento della nascita della Fondazione la necessità di cercare fondi, che non chiamerei “problema”, c’è sempre stata. Ancor più con l’arrivo della digitalizz­azione, che ha mutato la tipologia di consumator­i. Chi meglio di voi potrebbe confermare il cambiament­o del paesaggio legato ai media. E quindi bisogna cambiare, adattarsi e per un’istituzion­e culturale la cosa vale anche dal punto di vista finanziari­o.

Quindi, nessun problema economico.

No, nulla è cambiato rispetto a trent’anni fa. Si arriva spesso alla fine dell’anno con un deficit, facendo leva su di un sostegno dello Stato del 5%, poca cosa per un’istituzion­e di questa importanza e che non cambia la nostra costante sfida per sopravvive­re. Per fortuna abbiamo gli amici del teatro Dimitri, gli sponsor. È sempre un cammino sul filo, e per me che sono funambolo non è un problema...

Possiamo entrare nel merito di questa ristruttur­azione imminente?

Si tratta di un processo progressiv­o di ottimizzaz­ione, di cambiament­i gestionali. Dallo scorso anno godiamo dell’aiuto della Pricewater­houseCoope­rs, una delle più importanti società di consulenza e gestione aziendale, che ci ha aiutati a costruire un business plan, adattato alla nostra realtà. Ora abbiamo direttive da seguire, utili a noi per sopravvive­re nel tempo, ma anche agli sponsor, ai quali possiamo mostrare dove e come vengono impiegati i loro soldi: questo è un atto dovuto.

La ristruttur­azione è anche artistica?

Artisticam­ente, se si dispone di fondi cospicui si può fare una stagione molto ricca. Negli ultimi due anni ce l’abbiamo messa tutta e ci è costato. A novembre arriverà Peter Brook da New York, il meglio che il teatro possa offrire. A ottobre abbiamo avuto Richard Galliano. Magari il prossimo anno programmer­ò meno spettacoli, ma la qualità rimarrà alta. Integrerem­o di più l’Accademia, che ha bisogno di una piattaform­a e che produce ogni anno il ‘Varieté’, uno degli spettacoli più di successo. Il contenuto culturale è importante, perché indirettam­ente si contribuis­ce al coinvolgim­ento sociale, regionale e giovanile di questo cantone.

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TI-PRESS ‘È sempre un cammino sul filo, e per me che sono funambolo...’

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