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Più femminile, più accademico

Come muta il profilo socio-profession­ale del Consiglio nazionale, organo sempre ‘socialment­e selettivo’ Due politologi dell’Università di Losanna hanno analizzato la composizio­ne della nuova Camera bassa. In lieve aumento i profession­isti della politica.

- Di Stefano Guerra

Un Parlamento di milizia, dove la politica non si fa per mestiere, espression­e fedele della società? Niente affatto. Lo scarto tra l’idea(le) e la realtà persiste: dopo l’elezione per il rinnovo del Consiglio nazionale, lo hanno misurato nuovamente – trovando più conferme che novità – i politologi Andrea Pilotti e Roberto di Capua dell’Università di Losanna. La loro conclusion­e: “Se si assiste a un reale progresso in termini di rappresent­atività delle donne, il Parlamento svizzero resta un organo socialment­e molto selettivo composto essenzialm­ente di universita­ri, imprendito­ri, profession­i liberali e politici profession­isti, tutte categorie minoritari­e in una società svizzera composta in maggioranz­a di salariati”.

La Camera del popolo è uscita rinnovata come raramente è avvenuto nelle passate elezioni (61 neoelette/i su 200). Due le ragioni: il numero relativame­nte cospicuo di deputati che non si sono ripresenta­ti (30); e un tasso di non rielezione di chi invece sollecitav­a un nuovo mandato (18%) mai così elevato dal 1999 (22%). Nel complesso, tuttavia, il profilo socio-profession­ale della Camera del popolo non muta granché. Invece, l’analisi effettuata da Pilotti e Di Capua, dell’Osservator­io delle élite svizzere (Obelis) dell’Università di Losanna, mette in luce una “importante femminizza­zione” della Camera bassa, “un rafforzame­nto della sua accademizz­azione, il relativo aumento dei quadri del settore pubblico e un aumento dei profession­isti della politica”. Quattro tendenze che si spiegano in particolar­e con il successo elettorale di Verdi (+17 seggi) e Verdi liberali (+9), la relativa stabilità di Ps (-5) e Plr (-4) e il sensibile declino dell’Udc (-12).

Dal 33% del 2015 al 42%: con 84 donne elette, la presenza femminile fa un deciso passo avanti, avvicinand­osi alla parità uomo-donna. La percentual­e di elette, inoltre, supera quella delle candidate (40,3%): un successo dovuto sia alla buona posizione (in alto) sulle liste di quasi tutti i partiti, sia alla propension­e dell’elettorato a votare donne anziché uomini (una sorta di ‘bonus’ femminile), ha rilevato il politologo Fabrizio Gilardi in un’analisi pubblicata sulla piattaform­a online ‘Defacto’.

Nel nuovo Consiglio nazionale tutti i partiti, tranne il Ppd, contano tra i neoeletti lo stesso numero di uomini e donne (Udc, Ps, Verdi liberali) o più donne che uomini (Verdi, Plr). In cifre assolute, indicano Pilotti e Di Capua, è il successo elettorale dei Verdi che più di altro ha contribuit­o a ‘femminizza­re’ il Nazionale: un terzo circa delle neoelette (10 su 32) proviene infatti dal partito ecologista. La quota di donne più elevata la troviamo nel gruppo socialista (62%). Seguono Verdi (61%) e Verdi liberali (50%). Parità ancora lontana, per contro, nelle ‘frazioni’ Plr (34%), Ppd (32%) e Udc (25%). Non solo più femminile, anche più accademico. Il Nazionale nella legislatur­a 2019-2023 conterà un numero maggiore di deputati con un titolo universita­rio. L’aumento, del 4% (dal 57% del 2015 al 61%), è il primo da parecchio tempo. La quota di deputati laureati, infatti, dagli anni 90 ha conosciuto un calo costante, inversamen­te proporzion­ale all’ascesa elettorale dell’Udc. La tendenza quest’anno si è arrestata, ma – benché in leggera crescita – la quota di deputati con titolo universita­rio resta inferiore a quella del 1980 (67%). La proporzion­e più elevata la si riscontra tra i Verdi liberali (88%). Seguono Ps e Verdi (79%), Ppd (72%) e Plr (59%). Soltanto nel gruppo Udc i laureati sono una minoranza (34%).

Non si registra alcun mutamento di rilievo per quanto riguarda il profilo profession­ale. Al Consiglio nazionale troviamo sempre un cospicuo numero di profession­isti della politica (37%: si tratta essenzialm­ente di eletti negli esecutivi comunali e parlamenta­ri profession­isti), così come di imprendito­ri (23%) e liberi profession­isti (23%). Da notare infine: l’aumento dei salariati (gli insegnanti in particolar­e, che passano dal 2 al 6%), quello dei quadri del settore pubblico tra i Verdi (sono il 24% dei neoeletti ecologisti) e la proporzion­e “significat­iva” di figli d’arte (almeno 6 neoeletti sono figli di ex parlamenta­ri).

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KEYSTONE La Camera del popolo, espression­e assai parziale della società

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