Mendrisio, Città in transizione
Le previsioni finanziarie danno rosso (per la terza volta). Ma il moltiplicatore è confermato al 75 Le scelte strategiche sono rinviate alla prossima legislatura. Quello per il 2020 resta, quindi, un preventivo di... ‘passaggio’.
Mendrisio vive una sorta di stagione di mezzo. Ormai non è più solo una sensazione. Con la legislazione agli sgoccioli, però, non si vuole cambiare rotta. Non per ora, almeno. Toccherà al Municipio figlio del nuovo quadriennio (certo, superata la prova delle urne l’aprile prossimo) misurarsi, conti alla mano, con i tempi che cambiano, oltre che con l’imperativo categorico di riportare i bilanci della Città in pareggio. Fra le righe (ma neanche troppo) resiste, infatti, il nodo del moltiplicatore d’imposta, oggi al 75 per cento. Del resto, è la terza volta consecutiva che il Comune vede... rosso. Le previsioni finanziarie per il 2020 annunciano, infatti, ancora un disavanzo. Certo meno profondo di quello dell’anno scorso (e di oltre un milione), ma si parla pur sempre di 2,8 milioni di deficit. A tanto ammonta la differenza tra fabbisogno (di 48,8 milioni) e gettito d’imposta (stimato sui 45,9 milioni). La proposta recapitata al Consiglio comunale dall’esecutivo guidato da in ogni caso, è chiara: non alzare la pressione fiscale.
‘Ci aspettano decisioni politiche’
In questa fase di transizione, anche le previsioni finanziarie per il 2020 sono di... passaggio. Per il momento, però, come detto il Municipio non vuole far leva sul moltiplicatore. Se ne è discusso; e il capodicastero Finanze Marco Romano non lo nasconde. Si è presa in considerazione l’eventualità di salire all’80; si è persino valutato la possibilità di ritoccare solo di un po’ (arrivando al 77,5 per cento) l’aliquota. «Ma abbiamo deciso di attendere anche per quel passo». Dentro le stanze di Palazzo civico, riconosce ancora il municipale, «si sa che il ‘gap’ fra il moltiplicatore politico e quello aritmetico (all’80, ndr) non sarà sostenibile a lungo termine». Per ora, però, ribadisce il sindaco, la situazione regge; anche grazie all’esercizio del rigore che contiene la spesa pubblica e fa calare il fabbisogno, restituendo un capitale proprio che resta al di sopra della soglia dei 20 milioni (quella del«dolore», rende attenti Romano). Sta di fatto, tiene a rassicurare Cavadini, che i servizi alla popolazione non si toccheranno: «Continueranno a essere garantiti». Quelli freschi di stampa, del resto, sono dei preventivi che preparano al cambiamento. Il futuro, in effetti, potrebbe presentare il conto. «È condivisa la necessità che dal 2020 si entri in una stagione di forti decisioni politiche – annota Romano –. Decisioni che interesseranno gli investimenti, al pari della spesa pubblica (che ci si potrà interrogare se non è il caso di ridurre) e gli introiti». Ergo, il moltiplicatore. «Senza trascurare che Mendrisio – attira l’attenzione il capodicastero – è il polo urbano con il moltiplicatore più basso in Ticino». La Città, in altre parole, ci tiene a tenersi strette le sue aziende. Che tendono a crescere. «Le statistiche del 2016 – informa il sindaco – ci dicono che contavamo circa 16mila operatori del mercato del lavoro e 1’900 imprese. Ebbene, fra questo e il prossimo anno se ne aggiungeranno una trentina (anche piccole, ndr). Certo non è facile, adesso, capire cosa genereranno per il Comune». Sul piano delle entrate fiscali, in effetti, la fase, ammette Cavadini, è «delicata». L’amministrazione, comunque, non ha mai abbandonato la sua proverbiale prudenza. «E le dinamiche del territorio – annota ancora il sindaco – lasciano speranze e non solo preoccupazioni». Mendrisio, dunque, è determinata a vedere ancora il bicchiere mezzo pieno. È vero, le persone giuridiche (quindi il settore aziendale) sono in flessione, ma le economie domestiche (quindi le persone fisiche) si consolidano. D’altro canto, richiama Romano, «il contesto degli introiti è fortemente mutato». Lì vanno ricercate le ragioni dei bilanci in rosso. «Il deficit perdura, ma non perché la Città sia gestita male o perché vi sia un problema dentro la macchina comunale», sgombra il campo il capodicastero. Eppoi a rincuorare ci sono gli investimenti (sempre importanti) e le grandi opere, ormai alle battute finali o in fase avanzata (come il campus Supsi e la nuova ala dell’ospedale). «Progetti pubblici – commenta Cavadini – che confortano per la scelta territoriale e per quanto potranno generare».