Obbligo d’annuncio Bilancio positivo
Per la Seco buona l’applicazione dell’obbligo di annuncio dei posti vacanti, critici gli impresari
Secondo un primo rapporto della Seco, l’applicazione della norma “figlia” del voto del 9 febbraio 2015 sta dando frutti. Gli impresari costruttori ne chiedono invece la sospensione.
Nel primo anno i datori di lavoro hanno inviato 120mila segnalazioni agli uffici di collocamento. I costruttori: sospensione da gennaio.
Berna – L’obbligo di annunciare i posti vacanti, introdotto a luglio 2018, è rispettato dai datori di lavoro e la sua attuazione è nel complesso conforme alla legge. Lo ha comunicato ieri la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), che ha tracciato un primo bilancio della novità, introdotta per dare seguito al voto del 9 febbraio 2015.
Dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di annuncio agli Uffici regionali di collocamento (Urc), il numero di posti di lavoro si è subito impennato, assestandosi a un livello elevato, informa la Seco. Nel primo anno, i datori di lavoro hanno inviato circa 120mila segnalazioni (6’800 in Ticino), per un totale di 200mila posti assoggettati, pari cioè a quasi il triplo di quanto previsto prima dell’introduzione. In generale, l’integrazione nel sistema è stata un successo e le procedure amministrative fra le varie parti funzionano bene. Soddisfazione non condivisa dalla Società svizzera degli impresari-costruttori (Ssic), secondo la quale, finché la qualità della raccolta dei dati non sarà migliorata, da gennaio l’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti per le professioni qualificate deve essere sospeso.
Gli annunci vengono trasmessi dalle aziende stesse e, in misura crescente, dalle agenzie di collocamento private. Più dell’80% degli impieghi notificati proviene dal settore alberghiero e della ristorazione, dall’edilizia e dall’industria. L’imposizione vale solo per le professioni con un tasso di disoccupazione nazionale minimo dell’8%. Come previsto dalla legge, dal 1° gennaio 2020, quando scadrà il periodo transitorio, questo valore soglia verrà abbassato al 5 per cento.
Verifiche tempestive
In più del 98% dei casi gli Uffici di collocamento hanno verificato i posti segnalati nel giro di 24 ore e li hanno pubblicati sul sito lavoro.swiss, nella sezione ‘JobRoom’. Nei primi cinque giorni feriali successivi, solo le persone in cerca d’impiego registrate presso l’ufficio di collegamento hanno accesso a queste offerte, mediante un login personale. Ma solo un quarto di esse ha sfruttato tale vantaggio, una percentuale con grossi margini di miglioramento secondo la Seco. Nei tre giorni seguenti l’annuncio del posto e la pubblicazione sull’apposito portale, per 64mila dei 120mila posti annunciati gli Uffici di collocamento hanno proposto complessivamente 195mila dossier di persone compatibili. Datori di lavoro e agenzie specializzate hanno quindi ricevuto almeno una candidatura per circa il 55% delle loro notifiche. Come richiesto, il 91% dei titolari ai quali è stato proposto almeno un dossier ha fornito un riscontro agli Uffici regionali. Nell’8% di queste risposte, i datori di lavoro hanno comunicato di poter ingaggiare un candidato. In circa 4’800 casi si è verificata almeno un’assunzione, considerando che con un solo annuncio è possibile segnalare più posti vacanti. L’Ufficio federale di statistica ha anche aggiornato la nomenclatura delle professioni, che sostituisce quella precedente. Sulla base di ciò, la Seco ha già divulgato su lavoro.swiss l’elenco dei generi di mestiere soggetti all’obbligo per il 2020, con riserva di approvazione del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca. L’ordinanza con la lista definitiva entrerà in vigore con il nuovo anno.
Le critiche della Ssic
La Ssic ha tuttavia rilevato che Seco e Ufficio federale di statistica determinano tramite elenchi basati principalmente su autocertificazioni di chi cerca lavoro se una professione ha un tasso di disoccupazione superiore o inferiore al valore soglia oltre al quale l’obbligo di annuncio entra in vigore.
Quindi, secondo la Ssic, se una persona si autocertifica come qualificata, questo non viene controllato nel processo di registrazione dei dati. Inoltre, non vi è quasi nessun tipo di aiuto: manca ad esempio una selezione di denominazioni professionali in diverse lingue, che darebbe agli interessati una mano per classificarsi in modo corretto.