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La sfida della digitalizz­azione per l’industria grafica

Lo sguardo di Stefano Gazzaniga, vicedirett­ore di viscom Svizzera, sulle sfide dell’industria grafica

- di Daniel Ritzer

‘Invece di combatterl­e, dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie’. E sulla formazione: ‘Ci mancano ragazzi’.

«Immaginiam­o di entrare in un negozio senza più nulla di stampato: vino senza etichetta, imballagli bianchi, proprio zero». Stefano Gazzaniga, vicedirett­ore di viscom Svizzera, l’associazio­ne dell’industria grafica, ci propone questa immagine per iniziare a ragionare sul presente e sul futuro della carta stampata. «Sarebbe poco probabile – aggiunge –, soprattutt­o quando l’obiettivo del marketing è quello di riuscire a identifica­re il cliente con il proprio prodotto. La carta stampata è ancora uno strumento di comunicazi­one forte, ecco perché sono certo che non scomparirà mai».

Anche se si continua a parlare della “minaccia” della digitalizz­azione? Come in tutti i settori i cambiament­i fanno paura: l’avvento della digitalizz­azione crea qualche preoccupaz­ione e molti cercano di combatterl­a. Il digitale invece può e deve essere una grande occasione. Bisogna considerar­e che l’industria grafica è ancora profondame­nte attaccata a Gutenberg. Ma il mondo sta cambiando. Oggi la tipografia fatica a dare valore aggiunto al proprio prodotto perché uno dei pochi argomenti di vendita utilizzato è il prezzo. Bisogna trovare delle soluzioni per permettere al prodotto stampato di crescere e di aumentare la propria redditivit­à. Invece di combattere la digitalizz­azione, la dobbiamo sfruttare. Anche noi, che facciamo un prodotto “statico”, possiamo cercare di renderlo vivo attraverso il digitale: catturiamo l’attenzione del lettore con il cartaceo e inseriamo dei codici Nfc nella carta oppure con la realtà aumentata possiamo offrire dei contenuti video, immagini 3D, fumetti, informazio­ni supplement­ari e molto altro. Così facendo si allunga la vita del prodotto, aggiornand­o i contenuti digitali in qualsiasi momento.

L’industria grafica ticinese è aperta a recepire questo messaggio?

Noi come viscom cerchiamo di far passare il concetto. Attualment­e sono ancora dei prodotti di nicchia, ma prima o poi i clienti si accorgeran­no dei molti vantaggi di queste tecnologie. Noi cerchiamo di sensibiliz­zare i nostri affiliati: non c’è solo il prodotto cartaceo, esiste anche altro a cui lo si può combinare.

E di cosa altro si occupa viscom? Oltre a curare gli interessi del settore con il partenaria­to sociale, come associazio­ne il nostro core business è la formazione degli apprendist­i. Attualment­e ci sono cinque percorsi formativi nell’ambito tipografic­o: il poligrafo, il tecnologo dei media (nuova formazione partita lo scorso mese di settembre), l’operatore postpress, l’interactiv­e media designer e la formazione biennale come assistente alla stampa e all’allestimen­to. In particolar­e l’interactiv­e media designer è una formazione tecnica che può adattare il digitale al mondo della carta stampata, una profession­e pensata per dare una svolta all’industria grafica.

Questi giovani riescono poi a entrare nel mondo del lavoro?

Purtroppo ci sono più posti disponibil­i rispetto ai giovani interessat­i alle nostre profession­i. E con i numeri attuali non riusciamo a garantire il ricambio generazion­ale in Ticino. La mia impression­e è che ci sia paura che queste profession­i scompaiano. Invece ci sono delle buone prospettiv­e. Chiaro che l’impegno dei ragazzi durante la formazione deve essere elevato.

L’ultima domanda è di rigore: cosa si fa per l’ambiente nel vostro settore?

Il prodotto stampato è uno dei pochi completame­nte riciclabil­e. Si può riciclare la carta fino a sette volte senza problemi e le questioni del disboscame­nto sono risolte con la certificaz­ione Fsc, che attesta una gestione responsabi­le delle foreste. In Svizzera il 98% della carta è certificat­a. Il paragone tra digitale e cartaceo dal punto di vista ecologico è nettamente a favore dell’industria della carta.

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TI-PRESS Nel riquadro Stefano Gazzaniga

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